Avevamo temuto che gli interessi delle piccole patrie ne minassero le fondamenta ma con la proposta di ieri della Commissione possiamo dire che l`Europa c`è: viva, vitale e unita. E se così è, è anche per merito del governo italiano che dal primo istante ha condotto in Europa una negoziazione limpida su due elementi essenziali: dotare le istituzioni comuni di una potenza di fuoco rilevante per `affrontare la drammaticità della fase e farlo per il tramite di strumenti che non aggravassero in modo insostenibile il nostro debito pubblico. E per realizzare questi obiettivi, l`Italia ha contribuito a costruire un fronte largo in cui ai Paesi mediterranei si affiancassero molti dei paesi dell`Europa orientale e dei Balcani e soprattutto si associasse la Francia, in un`alleanza politica determinante e capace di ragionare da pari con la Germania e i paesi del rigore.
La proposta presentata ieri da Ursula von der Leyen è quella di piano di ricostruzione dotato finalmente, per dirla con un`espressione cara a Jacques Delors, «dei mezzi per la sua ambizione» e ha già nel titolo un auspicio dì straordinario valore simbolico: Next generation Eu, un nuovo patto generazionale, una visione concreta di responsabilità condivisa tra generazioni e tra paesi diversi, e di solidarietà nei confronti delle comunità più duramente colpite dal virus. Un ammontare significativo, 750 miliardi di euro, un embrione di eurobond, cioè di comune responsabilità legata al bilancio europeo pluriennale, con una forte connotazione di sovvenzioni a fondo perduto piuttosto che di prestiti rimborsabili in un lungo periodo entro il 2058. Le forze politiche sovraniste, anche quelle più scettiche e oltranziste dovrebbero compiere un atto di onestà intellettuale e riconoscere come mai in questo momento l`Europa abbia dato una prova di unità e responsabilità, per molti versi, persino al di là delle generali attese. Ma non accadrà: i nostri sovranisti, quelli del «prima l`Italia» fanno il paio esatto con l`egoismo dei Paesi cosiddetti frugali, innanzi tutto Olanda e Austria, e quando non molte ore fa il vice capogruppo al Parlamento europeo di Identità e Democrazia, il tedesco Jorg Meuthen, attacca la proposta della Commissione perché «irresponsabile», in quanto impegna risorse troppo significative a carico, a suo dire, dei contribuenti tedeschi e delle future generazioni della grande Germania, il presidente dello stesso gruppo, il leghista Marco Zanni, tace inopinatamente. In ogni caso la partita non è ancora chiusa. Il Consiglio europeo, che deciderà del piano della Commissione, sarà attraversato da spinte opposte su temi di grande impatto, quattro tra i tanti: l`ordine di grandezza del Fondo, i tempi di utilizzo concreto dello strumento, i settori priori tari di intervento, la specifica delle condizionalità. Su ciascuno di questi temi, la Commissione ha avanza- to una proposta che può ritenersi un`ottima base di partenza ma che va salvaguardata e possibilmente migliorata. Non possiamo scendere sotto la soglia dei 750 miliardi; non possiamo aspettare che la concreta messa a disposizione delle risorse assuma i tempi ordinari del bilancio pluriennale e dei programmi di intervento; non possiamo non prevedere un aumento significativo di risorse proprie per il bilancio europeo, una storica occasione cioè per una più incisiva tassazione sulle transazioni finanziarie e per una fiscalità più omogenea ed equa sulle grandi corporations; non possiamo consentire che la legittima condizionalità sintetizzata dalla Commissione nell`espressione «sound economie governance», gestione solida e sana degli impieghi da parte di ciascuno stato, comporti rischi di assoggettamento a misure rigoriste, una volta cessata la sospensione del patto di stabilità. Il governo italiano deve essere ancora vigile e presente alla negoziazione politica e diplomatica che si aprirà nelle prossime settimane perché la proposta della Commissione non retroceda, come vorrebbero ancora le delegazioni dei Paesi dell`austerità, e perché il rilancio del continente sia davvero all`insegna delle tre parole d`ordine che la Commissione ha enunciato: green economy, digital e innovation, capaci non solo di far tornare al lavoro i nostri cittadini ma dare all`Europa tutta un futuro di speranza e benessere.


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