Molti si sono meravigliati che pochi giorni fa, per la prima volta dopo molto tempo, le elezioni regionali e amministrative in Italia non abbiano premiato i sovranisti nostrani, confermando invece alle forze europeiste la guida delle principali istituzioni. Per quanto la dimensione locale, e in particolare la leadership di molti governatori, abbia pesato sensibilmente sul risultato, non va trascurato il fatto che in questa competizione elettorale non abbia fatto capolino la «perfida Europa» quale argomento utile a gonfiare le vele al vento sovranista. Ciò è stato possibile perché nei cittadini si fa largo la fondata percezione che, seppure dopo qualche timidezza, l`Europa si sia svegliata e abbia ritrovato la via della solidarietà fattiva. Il grande Piano per la Ripresa, istruito dalla Commissione e sostenuto, non senza paterni, da un accordo tra gli Stati in seno al Consiglio, è la più grande occasione di investimento in un`economia in crisi dal dopoguerra in avanti e, al contempo, la più imperdibile occasione per l`Italia di riformare se stessa. Sarebbe utile, pertanto, tracciare qualche idea di fondo a carattere innovativo che non costituisca il solito elenco tematico, infrastrutture, ambiente, digitale e così via, a ogni piè sospinto indicato come un sommario sterile.
Prima di entrare nel vivo, tuttavia, un avvertimento. Mentre l`Italia fa il suo dovere, da parte del governo definendo le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e raccogliendo progetti che ne siano consonanti, l`intesa tra il Parlamento di Strasburgo e il Consiglio degli Stati membri sul bilancio europeo (la premessa della dotazione economica, oltre che politica al Recovery Fun) appare in salita, come rilevato in queste ore dall`ambasciatore tedesco a Bruxelles Clauss. L`Ungheria e la Polonia chiedono non siano fissate condizionalità sullo stato di diritto, preoccupati che la stretta autoritaria nei loro rispettivi Paesi subisca un fermo connesso al piano di ripresa europeo, e dall`altro canto i paesi frugali pretendono ancora garanzie sui rebates. à importante si trovi presto la quadra perché le risorse disponibili non incontrino ritardi esiziali. E il tempo non sarà l`unica variabile fondamentale, le altre saranno la capacità di concentrazione e l`attuabilità degli interventi. Da alcune settimane siedo come capogruppo Pd nella commissione Finanze del Senato guidata dal collega Luciano D` Alfonso e ho maturato sempre più l`idea che un terreno di svolta per il Recovery Fund in Italia possa dav- vero essere quello fiscale e tributario. Molti pensano, a mio avviso sbagliando, che questo significhi alleggerimentofiscale o addirittura l`adozione di una più o meno spinta tassa piatta. Certo, una riduzione del carico fiscale è un obiettivo fondamentale e noi sosteniamo non da oggi che esso debba partire dalla riduzione del cuneo sul lavoro e da un maggiore conforto per i redditi bassi, messi più a dura prova dalla crisi, nel rispetto della progressività delle imposte sancito costituzionalmente. Tuttavia, personalmente penso che l`occasione del Recovery Fund vada onorata con tre elementi di grande innovazione e impatto duraturo: l` interoperabilità dei dati nell`amministrazione fiscale e tributaria; la dissuasione fiscale di comportamenti non ambientalmente sostenibili; la fiscalità privilegiata di filiera.
Sul piano generale, l` interoperabilità delle banche dati consiste nella capacità da parte di organizzazioni complesse di interagire in vista di obiettivi comuni e vantaggiosi, ricorrendo alla condivisione di conoscenze e informazioni. Significa di fatto velocizzazione e ottimizzazione dei processi per erogare servizi. Significa a livello europeo efficienza nei controlli di frontiera e sicurezza, e un valore aggiunto nella lotta alla criminalità e alle frodi, come ci ricorda il Comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana. Significa e per la Pubblica Amministrazione italiana circolarità per semplificare l`attività di cittadini e imprese, in modo che non debbano continuamente ripresentare le stesse informazioni ad enti differenti e possano altresì presentare domande elettroniche con autenticazione digitale e apertura a terzi in consultazione. Ma in realtà, l` interoperabilità delle infrastrutture digitali nel campo specifico dell`amministrazione fiscale e tributaria ha conseguenze ancora più innovative. Disporre di una conoscenza esatta del patrimonio immobiliare pubblico, possedere una cognizione completa dei flussi informativi prove- nienti dalle attività economiche (consumo di energia elettrica, gestione rifiuti, personale assunto etc.), avere un quadro puntuale del patrimonio immobi- liare privato può determinare come straordinaria conseguenza l`abbandono di metodi induttivi e di catastizzazione del reddito, il superamento delle iniquità del prelievo tributario, la mappatura digitale del territorio, la programmazione pubblica di riqualificazione e governo urbanistico, agricolo, ambientale, industriale con un effetto volano per i gli investimenti privati. E l`interconnessione digitale e analitica dei flussi consentirà anche di rivoluzionare l`attuale approccio alla tassazione dei giganti del web, regolata a oggi da un inefficace prelievo sugli introiti pubblicitari. La ricchezza delle piattaforme digitali sta nel flusso di informazioni e immaginare una aliquota fissa parametrata al flusso di dati che fuoriescono dal nostro Paese non intaccherebbe il principio della sovranità fiscale ma solo la fonte di ricchezza derivata dalla partecipazione di soggetti residenti in Italia al traffico di dati digitali. Un cambiamento copernicano se l`interconnessione segna anche la circolarità nei crediti e nei debiti tra privati e PA e reciprocamente tra articolazioni della PA stessa. Una potenziale esplosione di liquidità e capacità finanziaria nel circuito economico, altrimenti congelate nelle maglie di procedure di recupero crediti e di vincoli di regole di contabilizzazione pubblica. Il secondo tema è di ordine dissuasivo. Utilizzare la leva fiscale per scoraggiare consumi di beni non ambientalmente sostenibili, dai carburanti, a materiali inquinanti, fino all`incentivazione di energie alternative, con particolare attenzione ali` eolico off shore. L`obiettivo di un new green deal e la necessità di una conversione industriale e dello stile di vita alla sostenibilità passa dunque anche attraverso la fiscalità e i tributi, sia in senso premiale, sia in senso dissuasivo.
Un`ultima considerazione. La missione di convergenza territoriale assegnata al nuovo Piano di Rilancio europeo non potrà essere davvero assolta se ci si fossilizza su vecchie ricette, come le zone franche, le aree a fiscalità privilegiata. Nella competizione globale, vince l`unicità del territorio, quella somma di beni immateriali non divisibili, ambiente salubre, filiera agroalimentare a km zero, gestione scientifica del patrimonio artistico, valorizzazione delle comunità locali e dei borghi antichi. Per questo, meglio parlare di fiscalità privilegiata di comparto, di filiera, in una parola selettiva di quel sistema bancario mutualistico, di consorzi di produzione di beni e di quelli di gestione di accoglienza turistica quando generano innovazione, ad esempio attraverso la costruzione di
piattaforme internazionali di pre- notazioni o di logistica integra- ta per la consegna a domicilio. Solo se sapremo immaginare il futuro, con la giusta dose di creatività e inventiva, sapre- mo cogliere la straordinaria opportunità connessa alla parola crisi e consegnare
un paese più giusto e vi- vibile a chi verrà dopo di noi.


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