«Lei non immagina quante partecipazioni mi arrivino da tutta Italia, e in particolare proprio dall`Emilia Romagna: tantissimi mi invitano alle loro cerimonie», dice entusiasta la senatrice Monica Cirinnà del Pd che ha legato il suo nome alla dibattuta legge sulle unioni civili.
A un anno dall`avvio della legge, come legge questi dati?
«Bologna è certamente la città d`Italia con la percentuale più alta, nel rapporto fra unioni civili e matrimoni civili. Del resto, è stata una città inclusiva da subito: la comunità Lgbt è molto attiva eintegrata, e il sindaco, dall`entrata in vigore della legge, ha dato immediatamente la disponibilità delle sale ufficiali. Roberta Li Calzi, consigliere comunale, ha celebrato già decine di unioni».
Non è cosi dappertutto, però: un`Italia a due volti?
«No: le grandi città sono tutte avanti. Il problema è più che altro di natura culturale, di maturità e di consapevolezza: occorre saper includere e accogliere la diversità come una ricchezza da valorizzare tutti insieme. Ricevo lettere di persone che mi dicono di aver aspettato questo momento per 20
o 30 anni: sono cittadini che assolvono i loro doveri, pagano le tasse, eppure per lo Stato non esistevano come coppie. C`è il desiderio di rivendicare il passato che si è vissuto nell`ombra».
Lei di recente ha sostenuto anche il Gay prede di Reggio Emilia…
«Certo, e sono tesserata Arcigay di Reggio. Il Aride è stato molto partecipato e mi ha fatto piacere che il vescovo abbia di fatto preso le distanze dalla processione riparatoria: credo che abbia dato il senso di una Chiesa accogliente».
Quale sarà il prossimo passo?
«Chi lavora sui diritti non si può fermare. Il prossimo Parlamento dovrà lavorare a una nuova legge sulle adozioni. E si dovrà pensare ad arrivare anche al matrimonio egualitario, come è avvenuto anche in altri Paesi, e non sempre con governi di sinistra. L`evoluzione dei diritti può essere un percorso
condiviso».


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