«È di primaria importanza avviare a soluzione, attraverso un più intenso dialogo e collaborazione tra i poteri dello Stato e tra le istituzioni nazionali e sovranazionali, alcuni dei problemi istituzionali ed ordinamentali oggi rappresentati nella positiva, lungimirante e rigorosa relazione presentata dal Presidente della Corte costituzionale, prof. Franco Gallo». Lo dichiara la Vice Presidente, Valeria Fedeli, la quale ha rappresentato il Senato della Repubblica, alla Riunione straordinaria della Corte Costituzionale, in occasione della presentazione della Relazione sulla giurisprudenza dell’anno 2012, tenutasi oggi a palazzo della Consulta alla presenza del Capo dello Stato. «Tali solleciti non possono essere sottovalutati: essi non equivalgono al mero auspicio ad un mutamento legislativo, ma costituiscono l’affermazione – resa nell’esercizio tipico delle funzioni della Corte – che, in base alla Costituzione, il legislatore è tenuto ad intervenite in materia». È infatti accaduto spesso che il Parlamento non abbia dato seguito alle esortazioni della giurisprudenza costituzionale. Gli ‘inviti’ rimasti inascoltati fanno riferimento a questioni di assoluta rilevanza e urgenza politica. Dal 2010, ad esempio, la Corte ha escluso l’illegittimità costituzionale delle norme che limitano l’applicazione dell’istituto matrimoniale alle unioni tra uomo e donna, ma nel contempo ha affermato che due persone dello stesso sesso hanno comunque il ‘diritto fondamentale’ di ottenere riconoscimento giuridico, con i connessi diritti e doveri, della loro stabile unione. Va ricordata l’esortazione, anch’essa rimasta priva di seguito, a modificare la legislazione che prevede l’attribuzione al figlio del solo cognome paterno, «retaggio di una concezione patriarcale della famiglia», ed il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare. Da ultimo, è appena il caso di menzionare l’altra raccomandazione – tanto spesso richiamata nelle più diverse sedi politiche – a modificare la vigente legge elettorale: già con le sentenze nn. 15 e 16 del 2008 e, più di recente, con la n. 13 dello scorso anno, la Corte ha invano sollecitato il legislatore a riconsiderare gli aspetti problematici della legge n. 270 del 2005 «con particolare riguardo all’attribuzione di un premio di maggioranza […] senza che sia raggiunta una soglia minima di voti e/o di seggi». Fedeli dichiara: «È evidentemente tempo di agire e spetta al Parlamento: si tratta di temi in cui l’eliminazione del contrasto con la Costituzione esige la riforma di interi settori dell’ordinamento ovvero può realizzarsi in una pluralità di modi consentiti dalla Carta costituzionale, la scelta dei quali è riservata alla discrezionalità del legislatore».

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