Senatore Gotor, cosa pensa la base della vostra posizione sul referendum?
«C`è molto interesse».
Qualcuno vi dà dei traditori?
«Al contrario, ci fanno domande».
Vi sentite incoerenti rispetto alla linea del partito?
«Rappresentiamo posizioni che ci sono, ignorarle sarebbe sbagliato».
Miguel Gotor, professore di storia moderna, vicino a Bersani, senatore irriducibile della minoranza Pd. Sentire lui significa capire cosa fanno gli oppositori di Renzi nella battaglia sulla riforma Boschi. Il destino del referendum, quello del governo e del partito si intrecciano in modo indissolubile sul voto e Gotor esce allo scoperto: «Se Renzi se ne va, ci dovrà essere un altro governo».
Come si spiega in modo semplice la vostra linea?
«Più facile di così, si muore. Noi chiediamo di cambiare la legge elettorale. Se non cambiasse, al referendum
non potrei votare sì».
In base a quale ragionamento?
«Il nuovo Senato immaginato dalla riforma Boschi produce una sola Camera politica che può dare la fiducia.
Quella Camera deve essere altamente rappresentativa e quindi non può essere eletta con l`Italicum».
Avete votato la legge e ora non vi piace più?
«La minoranza, l`Italicum non l`ha votato né alla Camera né al Senato».
Perché?
«Solo due volte in 150 anni di storia unitaria – durante il fascismo con la “legge Acerbo” e durante la Guerra Fredda con la “legge truffa” – su una legge elettorale è stato imposto un voto di fiducia».
È così importante?
«Le regole vanno decise con il più ampio consenso. In questo caso quella legge riguarda tutti, ma è stata votata con un doppio strappo: sia con le opposizioni, sia dentro il Pd».
Perché?
«È stato un errore scrivere le regole per tutti, pretendendo di pensare solo a se stessi».
Rivendicate la vostra opposizione all`Italicum?
«E un comportamento limpido».
Che problemi crea quella legge?
«Il deficit di rappresentatività e dunque di responsabilità tra elettori e rappresentanti, il male peggiore del Porcellum che lasciamo in eredità. Servono collegi medio-piccoli, di massimo 120-150mila elettori».
I vecchi collegi uninominali.
«Invece oggi i collegi sono di 600 mila elettori. Un`enormità. Il premio di maggioranza è nazionale, non si
forma attraverso una virtuosa competizione collegio per collegio».
Cos`altro?
«La multicandidatura, la possibilità cioè di mettere una stessa persona in dieci collegi, consente un ulteriore controllo dei parlamentari da parte dei capipartito e limita il potere di scelta degli elettori. Avremmo una sola Camera a maggioranza di nominati».
Cambia tutto.
«Indirettamente cambia anche la forma di governo. Ci sarebbe un capo del potere esecutivo che nomina
anche la maggioranza dei parlamentarie può spadroneggiare anche sul potere legislativo».
Però si può cambiare premier.
«Il capo del partito è anche il candidato premier, ed è indicato direttamente dal ballottaggio. Si profila un
“premierato assoluto” che non esiste in altri sistemi e avrebbe richiesto un rafforzamento di contrappesi istituzionali, ad esempio un Senato forte e autorevole».
Ma allora perché avete votato la riforma Boschi?
«Per senso di responsabilità. C`era un vincolo di tenuta della maggioranza, ma non abbiamo votato la legge
elettorale perché le due riforme vanno viste insieme: riguardano il funzionamento del sistema democratico».
Il bene del Paese non è meglio del bene di una maggioranza?
«In questa riforma, oltre ai limiti, ci sono principi che condividiamo: il superamento del bicameralismo perfetto, ad esempio, e del regime della doppia fiducia».
Ma allora oggi, di fronte alla minaccia di dimissioni di Renzi, dovreste votare sì.
«Sbaglia a minacciare: investe il referendum di attese palingenetiche».
Lo fa perché vuole vincere.
«Non puoi dire: o voti la riforma o il governo cade. Gli italiani non amano farsi ricattare dal potere».
Nel caso in cui vinca il No, Renzi si deve dimettere?
«No. È un errore identificare le sorti del governo con la riforma. Mi pare che – dopo la sconfitta delle amministrative che lo abbia capito anche lui».
Che altro non va?
«Sul Titolo V c`è un eccesso di ricentralizzazione che aumenta il contenzioso tra Stato e Regioni. Nel 1996
la riforma dell`Ulivo andava in direzione opposta, in senso federale! E poi l`immunità ai consiglieri regionali-senatori: un brutto regalo».
Mi pare che vi siate opposti troppo, o troppo poco.
«Scherza? Sull`Italicum si è dimesso Speranza da capogruppo alla Camera!».
Era libero di non farlo, le risponderebbe Renzi.
«Due ex segretari e un ex premier Epifani, Bersani e Letta – non hanno votato la fiducia sulla legge elettorale. Nel Pd sul tema non una parola».
Hanno dissentito liberamente.
«Bersani e altri parlamentari sono stati sostituiti d`ufficio dalla commissione Affari costituzionali, nell`assordante silenzio della maggioranza del Pd. Non hanno affrontato i nodi politici che sollevavamo, per fare in fretta e male. Ora sono venuti al pettine».
Nessuno vi ha dato retta.
«Peró oggi un coro di personalità dice: “Cambiamo l`Italicum”: Napolitano, Orlando, Franceschini e Fassino
».
Renzi va avanti comunque.
«Strappando all`interno e all`esterno, contro una parte importante del suo partito, i rappresentanti del centrodestra, e contro il M5s. Tutto da solo: eccesso di bulimia».
Parla da gufo?
«La stagione dei gufi è finita. È una fase propagandistica che si è esaurita. Oggi c`è un eccessivo divario tra narrazione renziana e realtà».
Cosa intende?
«Nei prossimi due mesi il problema centrale sarà economico».
Spieghi meglio.
«Con #bastaunsì non si dà da mangiare alla gente, né un lavoro stabile».
Su cosa voteranno gli italiani?
«Sul Pil, sul calo degli occupati, sulla contrazione dei consumi, temo».
Il Pd ha perso lo smalto?
«Le amministrative per il Pd sono state una Caporetto. Non ne abbiamo discusso un minuto».
In direzione?
«Da nessuna parte. La rimozione è impressionante».
Oggi Orfini dice: «Non ho mai votato Renzi e forse non lo voterò mai». Felice?
«Sorrido. Non è importante chi sostiene Orfini ai congressi, ma con chi va dopo… di solito con il vincitore».
Ah. Dente avvelenato?
«Constatazione. Ma non è il solo».
Se Orfini torna, ammazzate il vitello grasso?
«Sarei felice. In troppi però fingono di non vedere che l`asse politico del Pd ormai è fuori dal centrosinistra. A Napoli siamo riusciti nell`impresa di allearci con Verdini e attaccare Saviano. Strategia così astuta che il Pd non è arrivato al ballottaggio».
Non le importa vincere?
«Siamo contro uno spostamento trasformista delle alleanze del Pd».
Renzi dice di essere più a sinistra di voi.
«Abolire l`Imu ai ricchi lo è? E dare il bonus da 500 euro al figlio dell`avvocato Cito don Milani: “Fare parti uguali tra diseguali è il massimo dell`ingiustizia”. C`è stato un cedimento sui valori».
Cosi si rimettono in moto i consumi, dicono.
«Intanto hanno speso 290 milioni di euro e l`Istat dice che i consumi si sono di nuovo fermati».
Porterà voti?
«Credo di no. Ma anche se li portasse è sbagliato».
Hanno ridotto le tasse, dicono.
«Il problema non è tagliare le tasse, ma come tagliarle».
Senta Gotor, lei dice: Renzi deve restare. Ma se perde il referendum e si dimette, voi che fate?
«Se vuole dimettersi lo deciderà lui. Ma non sarebbe il diluvio universale».
Non ha risposto.
«Va spiegato agli osservatori internazionali che se il Sì vince l`Italia non diventa Bengodi. E se perde non ci sarà l` ap ocalisse».
Ripeto: e se Renzi si dimette che succede?
«Non è il premier a decidere se si sciolgono le Camere, è il Quirinale. Se si dimettesse – e nessuno di noi
glielo chiede – si dovrebbe lavorare a un altro governo, certo».
Questa frase suona frondista.
«Il contrario semmai. Se il referendum si celebra a novembre, le Camere saranno naturalmente sciolte nel
dicembre 2017. Ma come si potrebbe andare al voto anticipato senza una nuova legge elettorale?».
Bisognerebbe farla.
«E allora serve comunque un governo. Ma c`è un altro problema».
Quale?
«Quell`anno deve essere un anno di stabilità per impedire l`assalto degli speculatori all`Italia».
Si potrebbe votare con il cosiddetto Consultellum?
«Tecnicamente sì. Ma, a parte lo sbarramento al 8%, con l`Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato,
si voterebbe con due leggi diverse».
Conseguenza?
«Avremmo due maggioranze diverse. Cioè ingovernabilità e speculazione finanziaria».
E cosa va fatto?
«Abbassare la temperatura plebiscitaria del voto. Personalizzare è stato un errore grave».
Quindi?
«Come ha detto Renzi, in ogni caso l`Italia avrà un governo».
Se la Corte boccia l`Italicum che fate?
«Non dobbiamo aspettare questo. Apriamo subito una iniziativa parlamentare per una legge elettorale».
Prima del giudizio della Corte?
«La politica non deve farsi dettare i tempi dalla più alta magistratura».
Una bocciatura toglierebbe a Renzi le castagne dal fuoco senza costringerlo alla retromarcia.
«Dice? Questa eventualità segnerebbe comunque una grave responsabilità del governo e della segrete-
na».
Quale?
«La Corte stabilirebbe che abbiamo imposto la fiducia su una legge incostituzionale».