Classe 1964, nata in Germania, cittadina italiana, marito e due figli, atleta olimpionica di canoa e senatrice del Pd. Josefa Idem neo-ministro dello Sport, della Gioventù e delle Pari Opportunità, incarna al massimo e più di altri colleghi il mantra della «competenza» annunciato dal premier Enrico Letta.
Nel suo campo, il kayak individuale, è un`icona. Ha rappresentato ai massimi livelli prima la nazionale tedesca e poi quella italiana. Ha partecipato alle ultime otto Olimpiadi, ha vinto 38 medaglie, ha annunciato a Londra 2012 il suo ritiro dall`agonismo. Nel frattempo era stata assessore allo Sport nella sua città, Ravenna (vive nella frazione di Santerno), dove ha vinto le primarie per l`ultimo Parlamento diventando la capolista emiliana per Palazzo Madama.
 Al telefono, le si incrina la voce nel rievocare la sparatoria avvenuta sul piazzale di Palazzo Chigi, proprio mentre al Quirinale loro, ancora ignari, giuravano sulla costituzione: «Mi sembra che l`autore sia una persona che ha avuto in passato problemi di squilibrio mentale. È un momento in cui accadono gesti disperati che assumono valenza simbolica. Penso alle vittime, a quei due carabinieri colpiti per caso. Sento che uno di loro potrebbe riportare conseguenze permanenti sulla qualità di vita. Mi auguro davvero che non sia così». 
 Ministro, quali saranno i suoi primi passi?
«Li sto muovendo adesso. Sono appena arrivata al ministero e mi sto orientando. È un po` fuori mano, a San Giovanni. Povero Sport: bistrattato anche geograficamente…» (ride).
Questa nomina l`ha sorpresa o in qualche modo se lo aspettava?
«No, è stata una sorpresa assoluta. Mi ha chiamato Letta ieri (sabato, ndr) alle 16,30. In questo esecutivo ci sono sette donne e un`età media più bassa: sono dei bei segnali. Mi sono sentita onorata, ma mi tremavano un po` le mani. Sono consapevole che si tratta di una grande responsabilità».
Soprattutto in un momento come questo. Con la politica in grave deficit di credibilità. A un passo dal baratro e nel mezzo di una gravissima crisi economica e sociale.
«Questo, in realtà, è un elemento che mi energizza molto. Voglio lavorare e vedere se riesco a entrare nel sistema e scardinarlo per trovare anche risposte diverse».
Che tipo di risposte diverse? In che modo si può scardinare il mondo dello Sport? «Non ho ancora un piano di azione. Mi dia qualche ora…».
D`accordo, però è un settore dove si muove da esperta. Quali sono le priorità? I problemi più urgenti?
«Il mio dicastero, in realtà, comprende tre aree. Le Pari Opportunità, che hanno il compito di includere le donne, e non solo loro, e rappresentano il simbolo di una convivenza civile. Lo Sport che punta ad affermare modelli e stili di vita più salutari e che, una volta acquisiti, porteranno risparmi alla sanità pubblica. E i Giovani, che rappresentano il futuro. Ecco, direi che se un titolo unisce i tre ambiti è proprio l`attenzione al futuro. Serve speranza. Se ora tante cose vanno male vuol dire che qualcosa è andato storto, e va cambiato». Sono ministeri altamente simbolici dal punto di vista sociale e culturale, è vero.
 Sono anche senza portafoglio. In passato queste tematiche sono rimaste neglette per mancanza di risorse. E difficilmente, nel mezzo di una crisi globale, la situazione potrà migliorare di molto. Questo aspetto la preoccupa?
 «Guardi, la riuscita finale del piatto dipende dal cuoco. Se non è capace, non bastano ingredienti di primissima qualità. Viceversa, se è bravissimo, con pasta, pomodoro e basilico può fare una magia. Questa è la mia convinzione di partenza. Poi, se si affermeranno idee innovative sarà più facile anche trovare le risorse».
Il suo predecessore alle Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha varato una legge importante che introduce la fattispecie di reato di stalking. Anche su questo fronte, cruciale per tante donne, il taglio di fondi alle forze dell`ordine rischia di vanificare i progressi. Lei come pensa di muoversi?
«Mi faccia sedere al tavolo, leggere le carte, guardare i numeri, e le darò una risposta».

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