Secondo Ignazio Marino, nel 2009 sfidante di Bersani e K Franceschini alla segreteria del Pd e ora candidato sindaco del centrosinistra a Roma, «Debora Serracchiani ha saputo far percepire che le scelte amministrative sono slegate dalla conflittualità sterile dei partiti. I cittadini friulani, come quelli romani che incontro tutti i giorni, non sono molto interessati alla diatriba tra Marini e Renzi».
Il Pd è morto?
«Il Pd no, l`apparato sì. Politici di professione che analizzano la società con lenti del `900 per governare il` terzo millennio. Sanno che al massimo nel 2018 si estingueranno come dinosauri e sono disposti a tutto per fare un ultimo giro di giostra».
A chi si riferisce? A Bersani?
«L`ho sostenuto alle primarie, non me ne pento e lo rispetto, ma la gestione delle ultime settimane è stata un disastro. Un intero gruppo dirigente chiuso in una stanza, fuori la gente che non capiva e non era ascoltata».
Stessa espressione usata da Grillo.
«Ma non è una metafora. Erano fisicamente chiusi e poi comunicavano le decisioni a noi, senza una vera discussione. Una scena fantozziana, con la proiezione della Corazzata Potemkin. Risultato fallimentare».
 Qual è stato l`errore principale?
«Proporre un uomo rispettabile, Franco Marini, senza comprendere che in questa situazione non poteva essere rappresentativo. Significa che si è buoni per i libri di storia, non per il mondo contemporaneo. Nelle aziende, chi combina simili disastri se ne assume la responsabilità».
Si sono dimessi tutti.
«Solo alla fine. Nel frattempo, non cogliendo il messaggio, avevano creato i presupposti dello stallo che solo il sacrificio di Napolitano, da vero servitore dello Stato, ha risolto. Senza dí lui, saremmo disperatamente alla venticinquesima votazione».
Non è colpa dei traditori?
«Parola che non mi piace. Non giustifico il loro comportamento, ma capisco lo stato d`animo».
E Rodotà?
«Un uomo della sinistra, lo stesso che pochi mesi fa sosteneva Bersani nelle manifestazioni delle primarie. Bisognava interloquire con lui».
Ma era il candidato di Grillo.
«Sciocchezze senza senso. Basta leggere le cose che scrive sul M5S, sulla Rete, sulla democrazia».
È giusto che paghi solo Bersani?
«No. Non era solo, in quella stanza».
Il suo vice Letta è il futuro?
 «Anche Letta ha avuto una carica di governo in un passato non prossimo».
E quindi?
«Rinnovamento totale. Il Pd è come un paziente ìn rianimazione per una malattia grave: ha bisogno di una terapia d`urto, la trasfusione completa del sangue».
 Diagnosi da medico o da politico?
 «Non è la mia. Basta andare in strada per accorgersene».
Come comportarsi di fronte all`appello di Napolitano?
«La sua missione è quella di salvare il Paese dandogli un governo credibile. Mi affiderei alla sua saggezza, anche perché nel nostro partito non se n`è vista molta, ultimamente».
Voterà la fiducia?
 «Ho già dato le dimissioni da senatore, mi occupo di Roma».
Franceschini sostiene che chi non vota la fiducia è fuori dal Pd.
«Franceschini non mi sembra la persona più indicata per fare l`arbitro».
La Serracchiani dice che dopo il 25 febbraio non ha sentito più un solo dirigente nazionale del Pd.
«Zingaretti mi ha detto con rammarico che dopo aver vinto le regionali non ha ricevuto una telefonata di congratulazioni dal gruppo dirigente del partito. Distanza siderale».
 Perché non è andato alla direzione?
 «Ero a Ostia, dove c`è stato l`ennesimo episodio di violenza, ad ascoltare cittadini impauriti. Penso che oggi sia più importante capire perché a Roma si spara per strada e ogni giorno il 40% dei tram resta nei depositi per manutenzione».
Teme che la crisi del centrosinistra condizionino la sua campagna?
 «Se vinco, non un solo assessore sarà deciso dai partiti. Nella lista civica con il mio nome i candidati sono stati scelti valutando i curricula. E come capolista c`è il sovrintendente all`Appia Antica. Un`archeologa. Chiaro?».