QUANDO MESI FA CON UN`INTERVISTA HO DETTO CHE SE MATTEO RENZI SI FOSSE CANDIDATO ALLA SEGRETERIA del partito sarebbe stata un`ottima notizia, ho ricevuto una serie di messaggi da «compagni» che si dichiaravano sorpresi per le mie affermazioni. Loro ritenevano Renzi inadatto a quel ruolo e sostenevano che il segretario del partito non dovesse essere il candidato alla presidenza del Consiglio. Ho avuto modo in diverse occasioni di contrastare quelle tesi illustrando le ragioni politiche delle mie convinzioni che le vicende di questi ultimi giorni hanno rafforzato.
 Vorrei risalire a quando nel novembre del 2008 decidemmo, non senza un certo travaglio, di sciogliere i Ds e la Margherita per convergere in un soggetto politico che contribuisse a definire anche in Italia un bipolarismo di tipo europeo. Da un lato le culture politiche del `900 si rivelavano ormai insufficienti a comprendere le trasformazioni in atto e non erano più in grado di fornire risposte alle nuove istanze di una società immersa in tumultuosi processi di cambiamento. Dall`altro si dovevano eliminare quelle anomalie che avevano caratterizzato il bipolarismo italiano della seconda repubblica. Decidemmo quindi di compiere un atto coraggioso che non poteva ridursi a semplice maquillage ma consisteva nella messa in campo di un nuovo progetto politico culturale.
Purtroppo dobbiamo riconoscere che que- sto ambizioso disegno ha stentato a dispiegare tutte le sue potenzialità e via via ha prevalso l`idea che per essere davvero alternativi a un centrodestra prigioniero del partito personale di Berlusconi, fosse sufficiente costruire un partito fondato sull`antiberlusconismo, con un ridimensionamento del ruolo della leadership e con un più forte radicamento territoriale.
La cronaca ci ha dimostrato che questa idea non solo era insufficiente ma che aveva prodotto un risultato esattamente opposto a quello desiderato: più oligarchia nel partito e meno radicamento sociale. Il risultato elettorale e le vicende politiche successive, infatti, ci hanno messo di fronte all`amara realtà di una sconfitta non solo elettorale. Se ne è reso conto anche chi in questi anni ha guidato il partito e poi ha ritenuto di scrivere un documento dal titolo «Rifare il Pd».
Prendere atto di questa realtà può aiutarci oggi a correggere la rotta anche recuperando le motivazioni che portarono alla nascita del Partito democratico. E a questo scopo considero la candidatura di Renzi la più forte e coerente. Tanto più in presenza di quello che sta accadendo nel centrodestra. Il recente voto di fiducia al governo Letta ha segnato il punto più alto di crisi del Pdl colpito al cuore in uno dei suoi tratti essenziali: l`essere un partito al servizio di una persona. Si è quindi aperto in quel campo un dibattito su come costruire una nuova rappresentanza politica dei moderati italiani. Questo ci sprona ancor più a rinnovare il profilo culturale del Pd e la sua forma partito per essere in grado anche di contendere quella parte di elettorato sempre decisiva per vincere le elezioni.
Questo riassetto del sistema politico richiede naturalmente una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la scelta degli eletti e mantenga un principio maggioritario evitando in ogni modo che si torni al proporzionale magari riproposto sotto mentite spoglie. È molto chiaro che la candidatura di Renzi non voglia solo rassicurare un elettorato «di sinistra» che si sente comprensibilmente smarrito, ma intenda motivarlo incarnando un progetto politico vincente.
Renzi con le sue proposte sui temi essenziali del lavoro e per un nuovo sistema di protezione sociale, delle politiche fiscali e della riforma dello Stato, ha il merito di voler andare oltre quei confini elettorali che sinora sono apparsi insormontabili per il centrosinistra. So che questo può creare problemi e diffidenze in alcuni ambienti che hanno avuto un peso rilevante nel determinare le scelte della sinistra italiana ma questa novità può portare all`impegno politico attivo tante energie oggi demotivate e sopratutto una nuova generazione che di Renzi comprende il linguaggio e ne condivide le sensibilità.
Constatare del resto che dopo le incertezze iniziali Renzi abbia deciso di candidarsi alla segreteria conferma l`importanza che egli assegna al partito e al suo ruolo. Come cambiare e ricostruire il Partito democratico, dunque, per renderlo meno burocratico e più inclusivo sarà un capitolo importante del nostro dibattito congressuale. L`otto dicembre può essere davvero il nuovo atto fondativo del Partito Democratico che può offrire non solo l`occasione a tante donne e tanti uomini di iscriversi e partecipare alla nuova stagione del Pd ma che può dare anche ad altri soggetti politici che gravitano nell`area della sinistra e vogliono misurarsi con la sfida del governo, come Sel, la possibilità di sentirsi parte a pieno titolo del nostro progetto. Realizzare il sogno del grande partito del centrosinistra italiano può e deve iniziare con Matteo Renzi.

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