Signora Presidente, mi è capitato stamattina di ascoltare uno degli interventi dei colleghi del centrodestra, in cui ci veniva ricordato che esistono ricerche, in America, da cui risulta che, se un bambino vive all’interno di una coppia dello stesso sesso, ha poi un indice di devianza molto più alto rispetto ai bambini che vivono nelle coppie eterosessuali. Mentre sentivo questo intervento, leggevo un articolo sul quotidiano «la Repubblica» (ma lo riportava anche «Il Messaggero») che ci ricordava quello che è successo in Italia qualche giorno fa, il 1° febbraio: in ventiquattr’ore, a Catania una donna è morta per mano del marito, strangolata davanti al figlio; a Pozzuoli un’altra donna, incinta, è stata incendiata, cioè le è stato dato fuoco dal compagno, che poi è fuggito; il giorno dopo un’altra donna è stata quasi decapitata dal marito. Questo per dire un’ovvietà: sappiamo tutti che la famiglia può essere il miglior terreno di coltura per lo sviluppo di un bambino, ma che, al contempo, può essere anche l’inferno in cui un bambino spesso si trova a vivere e a crescere. Sappiamo tutti che la cosa dipende dai genitori, dal livello di consapevolezza del loro essere genitori e dalla loro capacità di svolgere questo ruolo così difficile. Sappiamo tutti che non sta scritto da nessuna parte che due omosessuali possono essere peggiori genitori rispetto a due eterosessuali. Così come non è vero neanche il contrario e cioè che due omosessuali possano essere genitori migliori rispetto a due eterosessuali. Dipende dai genitori. Quindi non credo sia opportuna questa santificazione della famiglia in una fase in cui sappiamo tutti, perché leggiamo tutti le cronache giudiziarie, che la famiglia spesso è un luogo dove accadono le peggiori nefandezze e dal quale spesso i bambini devono essere costretti ad uscire per potersi sviluppare in modo più giusto ed equilibrato.

Sappiamo tutti, inoltre, che oggi esiste una pluralità di famiglie. Non c’è più un’unica famiglia. Lo sappiamo dalle statistiche e dal nostro vissuto quotidiano; e sappiamo tutti che una legge che prenda atto di questa situazione mutata in Italia è in ritardo di trent’anni. Personalmente sono molto preoccupato per un solo motivo. Ho firmato il cosiddetto disegno di legge Cirinnà perché trovo che sia un testo equilibrato, che non mette sullo stesso piano il matrimonio tra due eterosessuali e le unioni civili di due eterosessuali o di due omosessuali. Il testo contiene una distinzione netta che dà una risposta giusta e opportuna al dettato costituzionale. Dunque il disegno di legge al nostro esame non va contro la Costituzione e riconosce diritti a chi diritti oggi non ha.

Inoltre, ho firmato il disegno di legge Cirinnà perché su di esso convergono in quest’Aula numerose forze parlamentari che possono determinare finalmente l’approvazione di tale normativa. Vi ricordo che l’approvazione del disegno di legge ce la giochiamo in quest’Aula, nelle prossime ore, la prossima settimana. Sarebbe gravissimo anche per noi non riuscirci. In questione non c’è il Governo perché quest’ultimo se ne è tenuto fuori; l’iniziativa è parlamentare e probabilmente, così com’è stato per il divorzio e per l’aborto, voteranno a favore di questo disegno di legge anche forze che non sostengono il Governo ed è giusto così perché sul tema dei diritti è giusto che il Parlamento si esprima senza vincoli di maggioranza. Ma il rischio peggiore che corriamo è quello di non approvare la legge e sappiamo che ci giochiamo tutto di qui ai prossimi giorni, nella discussione che stiamo facendo e nei voti che ci saranno, anche in quelli segreti. E sarebbe un atto di grandissima irresponsabilità se anche in questa legislatura (dopo aver fallito, come ricorderete tutti, nelle precedenti occasioni, negli ultimi decenni e nelle scorse legislature), non approvassimo una legge sui diritti per le coppie omosessuali e per le coppie di fatto eterosessuali.

Concludo, signora Presidente, con una riflessione sulla possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali. Io credo che se noi usciamo fuori dalle ricostruzioni che spesso ci affascinano e ragioniamo solo in termini di diritti non possiamo non chiederci perché dovremmo negare ad un bambino che già è nato, che esiste, che è già in mezzo a noi e che è figlio di un omosessuale che ha un compagno (tale questione, poi, riguarda in particolare le coppie omosessuali di uomini), di avere una tutela maggiore, cioè il diritto ad avere due genitori. Infatti, se ad uno dei due genitori, al genitore vero o meglio quello che per legge è il genitore, accade qualcosa, l’altro non può continuare a svolgere la funzione di genitore e quindi quel bambino non ha più tutele, non ha una garanzia che tutti gli altri hanno. Ma che facciamo di sbagliato e di male se approviamo una legge che dà a questo bambino la sicurezza di avere due genitori, la sicurezza di avere più tutele? Questo non darà la stura alle adozioni, all’utero in affitto, così come il divorzio non è stato la fine della famiglia, così come l’aborto non ha fatto venir meno la nascita di bambini né è diventato, come all’epoca veniva detto, una pratica che avrebbe portato anch’esso alla fine della famiglia.

Facciamo un’opera di giustizia, con una legge sacrosanta che dobbiamo approvare. (Applausi dai Gruppi PD e Misto-SEL).


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