Signora Presidente, io voterò convintamente il testo di legge che ci è stato proposto e su cui c’è stato un grandissimo lavoro da parte della senatrice Monica Cirinnà e di tanti altri, che ringrazio. Anche io l’ho sottoscritto.

Durante il dibattito che si è tenuto in Commissione giustizia, a cui ho avuto la possibilità – grande, per me – di partecipare in sostituzione di alcuni colleghi, ho ascoltato e seguito una difficile discussione, che poi è proseguita. Anche io ho avuto i miei dubbi e le mie difficoltà, ma li ho superati perché questo testo è il giusto equilibrio per questo Parlamento. Cerchiamo, quindi, nel dibattito e poi nel voto, di fare in modo che il Paese percepisca che questi luoghi si fanno permeare dai bisogni.

Desmond Tutu, arcivescovo sudafricano, dice che l’omofobia è una forma di apartheid. Come è possibile lottare contro il razzismo e non contro l’omofobia? Esatto: come è possibile fare una cosa senza fare anche l’altra? E come combattiamo davvero l’omofobia, le disuguaglianze, le discriminazioni, se non ci preoccupiamo di alzare la soglia dei diritti? E di farlo con gioia, con entusiasmo, non come se stessimo votando l’entrata in guerra di un Paese. Come facciamo ad affermare questi diritti se non consideriamo le straordinarie modifiche intervenute nelle relazioni sociali, i cambiamenti nelle dinamiche delle relazioni, anche nel rapporto uomo‑donna, uomo‑uomo, donna‑donna, e nel rapporto tra l’adulto e il bambino, tra gli adulti e i bambini?

Tutto è cambiato, molto è cambiato e non possiamo rimanere fermi a schemi obsoleti. Siamo stati redarguiti dall’Unione europea; veniamo superati costantemente da sentenze e dalle scelte di numerosi magistrati.

Qualche collega ha detto che questo è un tema divisivo. Da quando sto qui, in questa legislatura, raramente ho visto un tema non divisivo. Ci siamo divisi su tutto o quasi; forse su questo potremmo dividerci il meno possibile, perché il testo in discussione è già molto equilibrato, molto mediato.

Questi luoghi, queste sale, questi spazi, nel 1970, quando c’erano la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, scelsero di approvare la legge sul divorzio. Sempre in questa sede, sempre qui, tra questi banchi, qualche anno dopo, nel 1978 dei parlamentari come noi, scelsero – addirittura – nel 1978 di approvare la legge per l’interruzione volontaria di gravidanza. C’erano la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista e altri partiti.

Concludo. Poi ci sono stati i referendum, nel 1974 e nel 1981, che hanno confermato che quei parlamentari avevano fatto un buon lavoro.

Ora io, che pure ho avuto dei dubbi su alcune questioni, in particolare sulla vicenda dell’utero in affitto, credo che questo disegno di legge – e invoco anche l’attenzione di quei parlamentari che, come me, hanno avuto quei dubbi – sia adeguatamente equilibrata e ci consenta di fare un passo avanti sui diritti senza sconvolgere la vita di nessuno, di mettere al centro i diritti anche di quei bambini e di quei ragazzi e di uniformare il nostro ai Paesi vicini dell’Europa.

Il Partito Democratico ha una grande responsabilità e sono certa, con serenità e con entusiasmo, che ce la sapremo giocare fino in fondo, dando al nostro Paese una legge giusta per le unioni civili. (Applausi dal Gruppo PD).


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