CARA Repubblica, rispondo con piacere all’articolo di Vittorio Coletti che, il 5 maggio, ha ritenuto, dalle colonne di questo giornale, di richiamare gli esponenti democratici liguri del nuovo governo al dovere di spiegare quello che ha chiamato il “ribaltone”, ovvero l’attuale Esecutivo Pd-Pdl-Scelta civica.
 Il 20 aprile scorso il Parlamento ha rieletto al Quirinale Giorgio Napolitano. La conferma è avvenuta in un clima di ampio consenso tra le forze politiche, al termine di un periodo di grande fibrillazione dovuto all’esito elettorale. Il Presidente Napolitano ha accettato soltanto per spirito di servizio nei confronti del Paese, consapevole del drammatico momento che vive l’Italia. Nel suo discorso in Parlamento, Napolitano ha infatti richiamato tutte le forze politiche a fare i conti con il senso della realtà emersa dalle urne. Credo che il risultato del voto, per quanto possa non piacere, sia il punto di partenza irrinunciabile per ogni analisi seria e onesta dell’attuale situazione politica: le elezioni ci hanno consegnato un Parlamento diviso in 3 grandi forze politiche — Pd, Pdl e Movimento 5 Stelle — nessuna delle quali in grado di sostenere numericamente, da sola, la fiducia ad un proprio governo. 
IL PD ha ottenuto alla Camera, ma non al Senato, la maggioranza relativa. Sulla base di questo esito, il segretario Bersani ha provato, da premier incaricato, praticando un aperto dialogo che ha anche condotto all’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso, a costituire un governo di “minoranza”, che potesse ottenere il sostegno del Movimento 5 Stelle e mantenesse all’opposizione il Pdl. Ma il Pd ha dovuto riscontrare l’indisponibilità totale dei grillini a contribuire alla nascita del governo Bersani. A questa estrema frammentazione politica si sono associati, nel corso delle votazioni per il Presidente della Repubblica, prima la confusione anche all’interno del Pd e poi il gravissimo episodio del tradimento, da parte di 101 franchi tiratori, della decisione relativa all’elezione di RomanoProdi, assunta all’unanimità dall’assemblea dei grandi elettori democratici.
 Il governo Letta è, come ha sottolineato anche Napolitano, l’unico governo possibile in questo momento e insieme, “un governo la cui costituzione non poteva tardare nell’interesse dell’Italia e dell’Europa”. Non è un inciucio o lo snaturamento del Partito Democratico, che deve con il congresso anche fare chiarezza su quanto è accaduto con il voto a Marini e poi a Prodi. E’ una strada di necessità, di realismo e di responsabilità che spero possa servire ad affrontare le drammatiche emergenze del nostro Paese, cioè il lavoro e la crisi delle imprese, e a fare le riforme di cui l’Italia ha bisogno, sgomberando il campo dalPorcellumper ridare finalmente ai cittadini la parola su chi eleggere in Parlamento. Il mio primo intervento in questa legislatura è stato la presentazionedi una mozione che impegna il governo a finanziare al più presto la Cassa integrazione in deroga, senza la quale molti lavoratori e molte famiglie, anche a Genova e in Liguria, si ritroveranno presto privi di qualsiasi entrata economica e, quindi, in povertà. Considero questo governo soprattutto un’occasione per provare a risolvere problemi urgenti come questo, nella certezza che un’altra campagna elettorale, peraltro dall’esito incerto stante la vigenza dell’attuale legge elettorale, avrebbe peggiorato le condizioni materiali di vita di milioni di persone. Credo che lo scopo primario di questo Esecutivo sia quello di creare le condizioni perché, in un futuro prossimo, forze politiche antagoniste come il Pd e il Pdl possano tornare a confrontarsi, a scontrarsi alle elezioni, e ad alternarsi in modo sano alla guida dell’Italia.

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