‘Ma fuori dalle leggi costituzionali impossibili altri accordi’
Puppato, un altro incontro Renzi-Berlusconi a Palazzo Chigi. Lei era tra i più perplessi, nel Pd, ai tempi della nascita del governo Letta. Cosa ne pensa?
 «Nella situazione che abbiamo vissuto dall`inizio della legislatura, poi con la nuova premiership di Matteo Renzi ho privilegiato gli obiettivi, quindi il contenuto rispetto alla forma e rispetto alla pregiudiziale che pure molti di noi mantengono nei confronti del leader di Fi. Riusciamo a leggere questi incontri come nient`altro che dovuti, quando si affrontano tematiche che non possono vivere di una maggioranza risicata. Non mi pongo il problema. L`arco costituzionale non lo decidiamo noi, Fi è rappresentata da Berlusconi, dobbiamo parlare con Berlusconi. Dopodiché, ciascuno mantiene le sue opinioni sulla persona. Con la stessa nettezza abbiamo deciso in Senato di dimissionarlo…»
Passando ai contenuti, la convince l’Italicum?
«Non si fa ciò che si vuole, ma ciò che si può. Lo scorso novembre M5s e centrodestra, in commissione al Senato, votarono contro una proposta di legge presentata da Pd e Sel che era certamente migliore. Ora, la versione iniziale dell`Italicum riproponeva il problema della mancata scelta dei parlamentari da parte degli elettori, e la soglia del 37,5% per il premio di maggioranza che era troppo bassa. Adesso il lavoro che si sta facendo mi pare positivo».
 Allora sulla legge elettorale non vedremo gli scontri visti sul Senato?
«Non possiamo escludere nulla, ho definito questo Senato un prisma: alcuni che giungono a definire un voto, soprattutto quello negativo, non solo determinati da una diversa visione, quindi una buona fede, ma per esempio per provare ad azzoppare il governo…».
 Renzi ha incontrato Berlusconi mentre uscivano i dati del Pil, da tempo attesi. Vuol dire che l`asse con Fi va oltre le riforme?
«Intanto, suggerisco di leggere i dati almeno su base semestrale. Non si può vivere osservando sondaggi quotidiani e il Pil giorno per giorno… Dopodiché, dagli interventi dei senatori di Fi non mi pare che Fi sia un puntello della maggioranza. E pensando alla realtà del Pd, un partito progressista, direi proprio di no. Un asse del genere lo ritengo improponibile fuori dalle riforme costituzionali. Ritengo legittimo un dialogo, ma non un allargamento della compagine di governo…».

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