Signor Presidente, membri del Governo, colleghi senatori, voteremo contro il decreto-legge in esame per scelta della maggioranza.
Quando in un Paese ci sono eventi drammatici come quello del ponte di Genova, le alternative che un Governo ha sono due. La prima è quella di chiedere all’opposizione un patto e di fare con essa un accordo. La seconda è invece quella di fare dell’opposizione l’alibi delle proprie incapacità. Voi, colleghi della maggioranza, nelle ore immediatamente successive alla tragedia del ponte Morandi avete invaso le televisioni, a cominciare dal collegamento audio del ministro Toninelli dalla località di vacanza al TG1 delle ore 13,30, e avete attribuito la responsabilità agli avversari politici, indicando due fatti precisi.
Il primo è la concessione autostradale; il secondo è rappresentato dai soldi di Autostrade per l’Italia ai partiti. Lo ha spiegato molto bene il vice presidente Di Maio: il Governo precedente di notte si è riunito e in Parlamento ha dato la concessione a Autostrade per l’Italia. Come spesso accade al ministro Di Maio, ha sbagliato qualcosa. Non era di notte, ma era di giorno e – soprattutto – non era il Governo precedente, bensì un Governo precedente: il Governo che nel 2008 volle attribuire la concessione ad Autostrade per l’Italia. All’onorevole Di Maio sarebbe bastato girarsi alla sua sinistra, al tavolo del Consiglio dei ministri, e chiedere all’altro vice presidente e collega Matteo Salvini il perché di quella scelta. Già, lo dico perché rimanga agli atti del Senato: la concessione autostradale è stata votata non dal PD, che ha fatto ostruzionismo contro quell’atto, ma dalla destra e da un giovane deputato, allora membro della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, che si chiama Matteo Salvini. Di Maio chieda spiegazioni a lui, se lo faccia spiegare se è in grado di capirlo!
Il secondo punto riguarda i soldi di Autostrade per l’Italia. Quella mattina ho chiesto a Misiani e Bonifazi (che peraltro ricoprono attualmente la carica di senatore) se il Partito Democratico avesse ricevuto dei denari da Autostrade nel corso della sua esperienza, quindi anche con le segreterie precedenti. Entrambi mi hanno spiegato: «Guarda, Matteo, è incomprensibile il motivo per cui Di Maio ci sta attaccando, perché non abbiamo preso una lira». Allora ho chiesto: «Ma, allora, forse la Leopolda, le associazioni, qualcuno di noi avrà preso dei fondi da Autostrade?». Mi è stato risposto, il giorno dopo, dalla stampa libera e indipendente, che va ringraziata, che i soldi di Autostrade per l’Italia erano andati alla Lega Nord per l’indipendenza della Padania e non al PD.
La strategia di buttare fango addosso agli avversari non funziona e non avrebbe dovuto essere fatta di fronte a 43 morti. Avete scelto la strada della demagogia. Dopo tredici minuti dalla messa funebre, durante il lutto nazionale, l’indecoroso portavoce del Presidente del Consiglio dei ministri, Rocco Casalino, inviava un testo a tutti i giornalisti, invitando a valorizzare i fischi rivolti ai senatori del PD. Il giorno del lutto nazionale il super pagato portavoce del premier cercava di dividere la comunità nazionale.
Avete creato le condizioni per votare contro, con le vostre frasi demagogiche e assurde. Resterà agli atti del Senato il fatto che il senatore Toninelli (Ministro, fortunatamente pro tempore, della Repubblica), di fronte all’offerta di un grande genovese, quale Renzo Piano, di un progetto di ponte in acciaio per Genova, lo ha giudicato negativo. Se non fosse una tragedia, oggi qui tutti ci metteremmo a ridere. Colleghi, risentitelo: Danilo Toninelli ha detto no a un progetto di Renzo Piano. Danilo Toninelli!
Il Vice Presidente del Consiglio dei ministri ha detto: «non voglio che sia Autostrade a ricostruire il ponte, bensì un’azienda pubblica». Ha individuato Fincantieri. Ma è possibile che nessuno sia in quest’Aula, che fuori e sui giornali abbia detto che l’ultimo ponte – un ponte ferroviario in Sud America – Fincantieri l’ha fatto nella prima metà del secolo scorso?
Caro Di Maio, Fincantieri fa le navi, non i ponti, le navi!
Mi spiace dover dire, signor Presidente, che la pagina più nera l’ha scritta il Presidente del Consiglio, l’avvocato del popolo, o più correttamente l’avvocato delle concessionarie (AISCAT). Conte ha detto che non si aspettano i tempi della giustizia, che non possiamo aspettarli. Ho capito perché non si è presentato all’esame da professore ordinario a settembre: perché con una frase del genere – non si aspettano i tempi della giustizia – ti bocciano anche a diritto pubblico al primo esame.
Come si può violare la separazione dei poteri? Come si può mettere in discussione, con una frase, gli investimenti esteri? Non basta un post per fare una revoca; non basta una foto opportunity per fare un vertice internazionale. Non basta un decreto per abolire la povertà; ci vuole la serietà, la politica. Serve una parola chiara nel dire che ci vuole la Gronda a Genova, che ci vuole il Terzo valico a Genova, che ci vogliono i soldi per il porto a Genova, che ci vuole il Bisagno a Genova. E voi ci avete messo dentro Ischia. Non avete detto una parola su Genova.
Io esprimo solidarietà al vice ministro Rixi perché lo so cosa pensa: è un avversario politico, lo abbiamo combattuto in sede di campagna elettorale. Ma quella del Terzo valico era una proposta che ha sempre visto tutti d’accordo. Noi abbiamo liberato le risorse con Delrio per il Terzo valico. Voi, sul Terzo valico, sulla Gronda, avete utilizzato una parola che vi tornerà contro, come un’onta perenne: la parola «favoletta». Una parola per la quale ancora oggi non siete degni di parlare di infrastrutture a Genova per ciò che avete detto.
Signor Presidente, noi avremmo comunque votato a favore del provvedimento, se soltanto non vi fossero stati due articoli. L’articolo 41 sui fanghi – è già stato spiegato – non c’entra niente con Genova, e soprattutto tradisce una battaglia che i 5 Stelle hanno sempre fatto.
Si dice che cambiare idea sia segno di intelligenza. I primi mesi di questo Governo dimostrano che voi avete tratti di genialità che non consideravano perché state cambiando idea su tutto, persino sui fanghi che era la vostra battaglia contro il mio Governo. Ma il punto fondamentale è l’articolo 25; si dice che non è un condono: articolo 25, procedure di condono.
L’abusivismo uccide, non l’ambientalismo da salotto. L’abusivismo uccide, e dico a Salvini, che ha votato contro l’Accordo di Parigi al Parlamento europeo, che quella contro il climate change per la sostenibilità è una battaglia che questo Governo deve fare, e noi saremo al fianco del Governo, ma non si può continuare a dare la colpa all’ambientalismo da salotto se si costruiscono case abusive e si muore.
Quando voi, cari amici di Forza Italia, votate a favore del provvedimento sul condono voluto da Di Maio, si compie un incredibile compromesso, il più inatteso della storia di questi primi sei mesi: Forza Italia e il MoVimento 5 Stelle, che in nome del condono a Ischia, cancellano la parola «onestà» e la legalità dando una chance a chi vive di abusivismo.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Non è un problema di diritto parlamentare. Io dico al MoVimento 5 Stelle e alla Lega che loro hanno tutti i titoli per cambiare i membri di Commissione che non votano secondo la linea del partito. Su questo ho un’opinione che forse non è condivisa da altri: in Assemblea c’è la possibilità di esprimersi come si crede, ma noi pensiamo che sia vostro diritto portare avanti le vostre battaglie, anche cambiando e modificando i membri della Commissione che non condividono la linea. Io su questo sono molto serio e onesto intellettualmente. Il punto non è cambiare un membro in Commissione; il punto è la modifica genetica di ciò che voi eravate e di ciò per cui avete combattuto in questi anni. Avete fatto risuonare la parola «onestà» e state portando un condono dentro il decreto-legge di Genova.
Ecco perché, signor Presidente, con amarezza, voteremo contro questo provvedimento, ma vogliamo dirlo qui: non siamo i vostri nemici. Siamo avversari politici, non siamo nemici.
Ho chiamato Virginia Raggi dopo la sua assoluzione e sono stato criticato dentro il mio partito, ma credo sia un fatto di civiltà essere garantisti, come noi lo siamo sempre.
Non abbiamo ricevuto lo stesso trattamento a parti invertite, ma non mi interessa.
Io dico che, quando c’è una battaglia politica, bisogna riconoscere che noi non siamo i vostri nemici. Il vostro nemico non sono i poteri forti (magari ci fosse qualche potere forte: vedo molti pensieri deboli e pochi poteri forti) e non è nemmeno la stampa: mai vista tanta ingratitudine nei confronti di chi vi ha permesso di fare una campagna elettorale senza un contraddittorio (e io di gratitudine pure me ne intendo). Mai vista tanta ingratitudine.
Il vostro nemico non è neanche il PD e men che mai Forza Italia, lo abbiamo visto; il vostro nemico è la realtà.
È la realtà e vi sta presentando il conto, perché oggi, di fronte a quello che avete fatto, avete tradito le aspettative di Genova, avete tradito la vostra storia.


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