«Tutti noi, insieme a Zingaretti, portiamo la responsabilità di provare agli elettori che abbiamo capito la lezione» dice il n.2 della mozione Martina, Matteo Richetti.
Quale lezione, senatore?
«Un partito dilaniato da questioni interne, diviso su pesi e contrappesi Lra correnti, è un film che non può più andare in onda».
Per adesso a essere dilaniata è la sua mozione: spaccata in 4 sotto-correnti incapaci di accordarsi sui nomi da indicare in direzione perché i posti a vostra disposizione sono troppo pochi.
«Non a caso ho detto che la responsabilità di una proposta unitaria ricade su tutti noi. E a costruirla devono essere i tre candidati alle primarie (per quanto mi riguarda, Maurizio Martina) facendo sì che ciascuno si senta rappresentato, protagonista del nuovo corso. lo credo che il primo ad avere interesse a superare le divisioni congressuali sia proprio chi il congresso l `ha vinto».
Quindi sta chiedendo un atto di generosità a Zingaretti? Gli sta dicendo: rinuncia a dirigere il Pd con la maggioranza uscita dai gazebo, così ci aiuti a risolvere i problemi della minoranza?
«Io credo che tutti, dal segretario a chi ha perso, siamo chiamati ad avere un atteggiamento di generosità, che significa rifiutare la balcanizzazione del partito».
Ma non dovreste essere lei, Martina, Lotti e Orfini – che insieme alle primarie avete preso il 22% -i primi a smettere di litigare tra voi e con Zingaretti per gli incarichi di vertice?
«Io non sto litigando proprio con nessuno. Forse qualcuno si cimenta in un po` di schermaglie e di tattica politica per spuntare qualche posto in più. Ma scomm etto ch e alla fin e si arriverà a una soluzione unitaria sulla presidenza e sulla direzione. Voglio vedere chi vorrà assumersi la responsabilità di lacerare il partito».
Il braccio di ferro fra Lotti e Martina sta o no impedendo il varo della lista unitaria che dovrà essere votata in assemblea?
«A volte la narrazione del braccio di ferro serve a spuntare qualche posto in più. Ora si tratta di capire cosa si vuole fare: se alimentare uno spazio riformista e innovativo, com`era nello spirito della mozione, oppure se questa era soltanto un veicolo per portare in direzione un po` di fedelissimi».
Ce l`ha con Lotti?
«Ce l`ho con chi non capisce che il problema non sono le quote, se spettano 10 postiate o 20 a me, ma quale partito vuoi costruire in vista dei prossimi impegni elettorali che sono cruciali per il futuro del Pd. Il tempo dell`opportunismo è finito».
Cosa intende?
«Solo se siamo uniti riusciremo a resuscitare il Pd. Che deve tornare a essere l`approdo naturale di tutte le istanze che stanno nascendo nel Paese: dall`ambientalismo a quelle legate a diritti e integrazione viste alla marcia di Milano, fino alla spinta sì Tav. Tutto adesso possiamo fare tranne che star fermi a guardare questo dinamismo, senza coltivare l`ambizione di intercettarlo».


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