Signora Presidente, ci troviamo a vivere giornate storiche, che vedono l’Assemblea discutere di unioni civili.

Come ha detto stamani il senatore Lo Giudice nel suo intervento, la prima proposta di legge riguardante il tema delle unioni civili è stata presentata circa trent’anni fa. Siamo, quindi, in notevole ritardo e arriviamo con un testo che – ahimè – è fin troppo superato. Insieme ad alcuni Paesi dell’Europa dell’Est siamo rimasti tra gli ultimi nel panorama europeo a non aver ancora regolamentato la materia.

Sono stata attenta e ho ascoltato tanti interventi a favore e contro il cosiddetto disegno di legge Cirinnà. Mi dispiace aver ascoltato qualche minuto fa l’intervento del senatore Marinello, che come argomento a discredito della relatrice ha voluto utilizzare il suo impegno a tutela dei diritti dei cuccioli dei cani e dei gatti. Egli mi ha, però, fornito un assist su un piatto d’argento.

A questo proposito ricordo quali sono state le argomentazioni utilizzate da chi sostiene il no e si è opposto all’equiparazione dell’unione civile al matrimonio, per far capire quale sia il livello della discussione svolta da questo punto di vista. Qualche nostro eminente collega ha detto che, mentre il matrimonio è nullo se non è consumato, non si riesce a capire bene chi vada a stabilire che tipo di rapporto c’è tra coloro che stipulano le unioni civili. Qualcun altro ha avuto il coraggio di affermare che la presenza non solo della madre, ma anche del padre permette che la nostra specie abbia una possibilità di sviluppo maggiore e con un cervello più grande di quello degli altri animali della nostra statura. Questi sono stati gli argomenti utilizzati a favore della tesi che non si può equiparare l’unione civile al matrimonio.

Poi ho sentito quelli che io definisco, in questa e in altre sedi, i benaltristi, cioè tutti quelli che ci ricordano che in questo Paese c’è ben altro da fare: ci sono le questioni del lavoro, dell’emigrazione, dell’economia. Sono tutti temi dei quali questo Governo si sta occupando pienamente. Vi ricordo che abbiamo ereditato un Paese con un tasso di disoccupazione altissimo, con un PIL a -2,3 per cento e ora possiamo guardare a numeri positivi, cioè al +0,8 per cento. Ci stiamo, quindi, occupando a 360 gradi della ripresa e del rilancio del nostro Paese, mentre quelle stesse persone che io chiamo benaltristi, che hanno avuto la responsabilità di Governo negli ultimi venti anni, si sono effettivamente occupati a fare ben altro e ci hanno lasciato tutto questo in eredità. Non credo, inoltre, che i diritti civili siano qualcosa di cui occuparsi in secondo luogo, perché ritengo siano assolutamente centrali nella vita dei cittadini.

Dicevo che è una giornata storica. Bene hanno fatto il senatore Zanda e il presidente Renzi a dire che indietro non si torna. Io ringrazio la senatrice Cirinnà e i colleghi che, in Commissione giustizia, hanno dato l’anima per portare questo testo così come è in Aula. Si tratta – secondo me – non di un testo che è un compromesso al ribasso, ma di una delle mediazioni più alte che si potesse fare, perché ci consente perlomeno il riconoscimento e l’estensione di diritti sociali.

Per quanto riguarda la tematica della stepchild adoption, non credo assolutamente che il tema vada stralciato, ma che sia la proposta più corretta possibile per garantire il diritto dei bambini a vivere in un contesto familiare amorevole, ad essere amati da genitori, di qualunque sesso essi siano. In nessun caso nel testo si parla di riconoscimento del diritto dei genitori ad avere figli, ma del diritto dei bambini a essere amati e ad avere riconosciuto il loro diritto a essere amati nelle loro famiglie.

PRESIDENTE. Senatrice, la invito a concludere.

SPILABOTTE (PD). È stato anche utilizzato come argomento di errata comunicazione il fatto che la stepchild adoption apra all’utilizzo della pratica dell’utero in affitto. Non è scritto da nessuna parte. C’è la legge n. 40 del 2004, che è pessima, che è stata smontata dalle sentenze dei giudici e a cui mi auguro questo Parlamento rimetta mano, per dare una legge decente al nostro Paese. Il testo in discussione non ne parla e non ho sentito nessuno di quelli che hanno svolto accorati interventi contro questo tema affermare, invece, che si tratta di una pratica adottata dall’84 per cento delle coppie eterosessuali, che ritengono più moralmente accettabile comprarsi un bambino all’estero, piuttosto che adottarne uno, visto che hanno la possibilità di farlo nel nostro Paese. Non li ho mai sentiti muovere un dito o fare un accurato intervento, come invece li ho sentiti fare, nel momento in cui detta pratica viene seguita solo dal 2 per cento delle coppie gay. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Bencini).


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