“Bisogna sempre saper conciliare stato di eccezione e Stato di diritto. Ieri abbiamo visto alla Camera l’autoriduzione del numero dei votanti, la non richiesta di un numero legale e al Senato il voto a scaglioni e la limitazione della presenza in aula di parlamentari a cui era stata già misurata la febbre e distribuita l’amuchina. Per me è un passo ulteriore che acuisce la crisi del Parlamento e delle istituzioni democratiche.

Sono assolutamente contrario al voto on line. Sarebbe la distruzione del Parlamento e quindi del cuore della democrazia.
Noi da qualche decennio stiamo assistendo a una trasformazione lenta, ma radicale e profonda della democrazia parlamentare in qualcosa di molto diverso e certamente di meno democratico. La prima fase ha vista l’affermarsi della pratica del decreto legge e del voto di fiducia, trasferendo il potere dalle Camere al governo. La seconda è la sostituzione voluta da Berlusconi del sistema elettorale: dai collegi alle liste di nominati, modello che poi ha fatto scuola. Adesso siamo alla terza fase. L’emergenza coincide con una modifica delle forme di presenza e delle modalità di voto. Si chiama Parlamento in quanto la sua volontà si deve formare nel confronto, non ciascuno a casa propria. Si deve riunire: questo prescrive la nostra Carta. Attenzione poi, il voto a domicilio è contraddittorio con la libertà di mandato. Mi rifiuto di pensare che l’emergenza sia incompatibile con la democrazia parlamentare. In Italia migliaia di persone rischiano di essere contagiate per fare il loro lavoro. Uguale coraggio deve dimostrare il Parlamento”. Così il senatore del Pd, Luigi Zanda, in una intervista all’Huffington post. 


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