“Matteo Renzi potrebbe seguire l’esempio di Walter Veltroni che, quando si dimise, lasciò subito al suo vice Dario Franceschini il compito di reggere il Pd e traghettarlo verso il congresso». così «Maurizio Martina, il vice segretario, è il reggente in pectore». Così Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, in un’intervista a La Repubblica. E continua:Dopo una sconfitta così grave, le dimissioni del segretario sono una conseguenza naturale e sono una cosa seria, quando si danno devono avere una efficacia immediata».
“La convocazione della direzione in una data certa, lunedì, l’indiscrezione che Renzi non vi parteciperà e che la relazione sarà tenuta dal vice segretario Maurizio Martina sono passi in avanti. In più immagino che il presidente del partito Matteo Orfini leggerà la lettera di dimissioni di Renzi, che spero confermerà una decorrenza immediata. Le dimissioni del segretario sono una decisione importante, che può aiutare veramente il Pd sia a ad analizzare in profondità le ragioni della sconfitta sia a raccogliere le energie nuove per ripartire».
Per Zanda, quello toccato dal Pd «E’ il punto più basso mai raggiunto dal partito. La sconfitta più grave dal 2014. Dopo il 40% alle europee, ci sono state quattro altre sconfitte tra cui l’umiliazione della bocciatura della riforma costituzionale al referendum. Fu un errore non fermarsi a riflettere su come fosse stato possibile dilapidare in così poco tempo un grande consenso politicostrategico per la stabilità dell’Italia». E sull’ipotesi di un’ulteriore spaccatura nel Pd afferma: «Nel mio vocabolario non c’è la parola scissione. Penso che un partito senza unità non sia un partito, ma un partito nel quale la fedeltà conta più della lealtà non è un buon partito».


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