Teresa Bellanova, senatrice Pd: quasi quotidianamente lei va all`attacco del governo gialloverde, ma anche il quadro pugliese è caotico. Peraltro, in questo caso, proprio nel Pd e nel centrosinistra.
«Anche in Puglia bisogna evitare conte, scontri, posizionamenti e accampamenti. Ci vuole invece un confronto ampio con i cittadini sulle principali questioni
del governo regionale da affrontare e risolvere, con grande capacità di ascolto, disponibili a confrontarsi e ad ascoltare e trasformare in proposte di governo».
Spiazzata dall`addio di Emiliano al Pd?
«Mi pare la registrazione di un dato: un magistrato è incompatibile con l`iscrizione a un partito. Emiliano ne ha preso atto e ha compiuto una scelta in autonomia».
Ma sostiene che continuerà a prendere parte alle scelte del Pd.
«C`è un perimetro dato agli iscritti: se si ritiene di dover partecipare, ci si assume la responsabilità e si mantiene l`iscrizione. Ma non è un tema in cima ai miei pensieri, ora gli interessi individuali devono essere in secondo piano».
Anche perché alle regionali manca un anno e mezzo.
«Proprio perché manca ancora molto tempo è necessaria una verifica del lavoro fatto in Regione: bisogna rendere conto delle cose fatte o non fatte e affinare la proposta di fine mandato. Il dovere di farlo è a carico del Pd, del presidente Emiliano, del governo regionale e del Consiglio. Abbiamo quasi due anni di legislatura davanti e tanti segnali consigliano un approfondimento e una maggior chiarezza per la soluzione dei problemi».
Per esempio?
«Partirei dal profilo di sviluppo da dare alla Puglia, un tema da non affrontare solo con slogan e chiacchiericcio. Poi la politica e il calendario ci dicono che il Pd deve rafforzare l`opposizione al governo nazionale degli inaffidabili e pericolosi e organizzare il consenso per scadenze: le Europee stavolta hanno un valore superiore rispetto al passato, ci giochiamo non il posizionamento di questo o quel dirigente, ma la possibilità di avere un`Europa che senz`altro va cambiata e che però deve rimanere col suo grande impianto sociale, competitiva e incentrata sulle nuove generazioni, senza populismi e nazionalismi dilaganti. E poi ci sono le elezioni amministrative, che vengono un anno prima delle regionali».
Il patto di fine legislatura regionale su cosa dovrebbe fondarsi?
«Ci sono tante opacità e criticità, il Consiglio manda messaggi che personalmente non mi piacciono perché celati dietro il voto segreto. Non dobbiamo lasciarci distrarre dal tema prematuro delle primarie, non chieste da nessuno: strano che a invocarle “a prescindere” sia con due anni d`anticipo il governatore. E se le perde, cosa succede? Con quale autorevolezza e legittimazione si affronterebbero i temi urgenti della Puglia? Di questa innovazione delle primarie anticipate non si avverte l`esigenza».
La Direzione regionale del Pd ha però di fatto blindato la ricandidatura di Emiliano, e proposto primarie a stretto giro e allargamento della coalizione.
«A quella Direzione non c`ero, e se ci fossi stata non avrei votato il documento. I gruppi dirigenti non possono dilatare il perimetro della coalizione all`inverosimile, il documento parla di “confronto con il centrosinistra”. E i pugliesi vogliono sapere qual è la coalizione».
A lei non è più chiaro?
«Non possiamo essere attori protagonisti di un trasformismo che ha fatto male al Sud. Io non ho paura ad allargare, ma devo sapere a chi e per cosa. Se metti insieme una somma di persone senza chiarezza sull`impianto programmatico, finisci imbalsamato nell`azione di governo».
Emiliano in Regione ha già allargato, altrettanto fa in proiezione 2020, ritenendo che il collante sia il “suo” programma. La posizione del Pd non è affatto chiara, invece. Cosa dovrebbe fare il segretario Lacarra?
«Al mio partito chiedo una verifica, in un confronto aperto con i pugliesi, sul programma del 2015 e sulla disponibilità all`allargamento. Ma per ora vedo solo tanto gattopardismo».
Il Consiglio regionale vacilla di continuo. Il vostro partito non riesce a esercitare una funzione guida.
«Il governo è fatto di atti e provvedimenti, di scelte concrete e proposte, non di chiacchiere, insulti e dichiarazioni. E fatto di scelte faticose, sulle quali è píù difficile costruire consenso. Se quest`ultimo viene meno, chi ha la responsabilità di governo deve interrogarsi, senza lanciare sfide per far passare in secondo piano la gravità di ciò che accade».
Emiliano è comunque il candidato del Pd?
«È il presidente della Regione sostenuto dal Pd che ha un gruppo consiliare consistente. Ha il dovere di garantire il miglior governo fino al 2020, e all`approssimarsi della scadenza se ci saranno più candidati allora si faranno le primarie. Parlarne oggi è una sfida incomprensibile: non so se è frutto di debolezza o di arroganza».
Non esclude però un candidato diverso da Emiliano.
«Non sono in grado di dirlo ora».
Emiliano sostiene d`essersi sbagliato sui cinque stelle.
«Mi fa tenerezza. Gli consiglio di essere più cauto e riflessivo, anche quando dà giudizi su uomini e donne che appartengono alla sua comunità».
Ma lei chi sosterrà al congresso Pd?
«Il congresso era, e per me resta, un momento per discutere con i militanti e rafforzare una comunità di intenti su questioni fondamentali. Non era il momento di una conta tra gruppi dirigenti, e infatti ho chiesto in tutte le sedi un rinvio. Ma c`è invece tanta voglia di contarsi senza mettere in campo proposte politiche. Se la situazione resterà questa, e non ci sarà una proposta programmatica convincente, allora non sosterrò alcun candidato».
Magari aspetta il nuovo partito di Renzi…
«Adesso stiamo ragionando del Pd e non di altro, ed è responsabilità di tutti non disintegrare una comunità».


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