“Solamente di divise ce n’era per cento carnevaIi”. Forse nemmeno questa geniale e sferzante immagine letteraria, con la quale Fenoglio racconta l’ingresso del composito esercito partigiano nella città di Alba, è adeguata a rendere conto del fantasmagorico puzzle emerso dalla ricerca di Openpolis sul fenomeno delle “migrazioni parlamentari” da un gruppo all’altro”.
Lo scrive in una nota il senatore del Partito Democratico Daniele Borioli.
“Il quadro che emerge evidenzia un macroscopico ribaltamento: il sacro principio costituzionale relativo alla libertà degli eletti da qualsivoglia vincolo di mandato diventa, certo con significative eccezioni, l’indulgenza a buon mercato che legittima ogni sorta di trasformismo – continua l’esponente pd – Anche volendosi astenere da giudizi moralistici, è lecito per gli elettori interrogarsi sulla saldezza dei principi nonché delle convinzioni politiche e programmatiche di molti dei protagonisti di cotanta, fibrillante mobilità. Che pare abbia raggiunto nella legislatura in corso il suo record assoluto: non certo un buon messaggio per riavvicinare i cittadini alle istituzioni. In questo quadro, al Partito Democratico, che può a buon titolo vantare una solidità di gran lunga maggiore a quella di altri gruppi (nonostante il peso di una dolorosa scissione), compete di attivarsi per curare un male che, tra l’altro, concorre a minare alla base la stabilità del nostro sistema democratico. Anche per questa ulteriore ragione occorre che la legislatura in corso, nonostante il fallimento della riforma costituzionale, lavori fino all’ultimo giorno per trovare almeno alcuni antidoti. Il primo, a costo di essere noiosi, è quello di una legge elettorale che contenga la frammentazione e, al tempo stesso, rafforzi il legame diretto tra rappresentanti ed elettori”.
“Il secondo è quello che riguarda l’introduzione dell’istituto della sfiducia costruttiva, che può svolgere una funzione importante nel rafforzare la stabilità e contenere il trasformismo. Il terzo va individuato in una riforma dei regolamenti parlamentari, tali da rendere meno semplice e meno “conveniente” la mobilità da un gruppo all’altro e la costituzione di nuovi gruppi” conclude Borioli.


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