«Inaccettabile bloccare una discussione con la violenza». Il senatore Pd Roberto Cociancich – milanese, avvocato, membro della Commissione Affari costituzionali di palazzo Madama – è cofirmatario con la collega Lanzillotta dell`emendamento contro cui insorgono i tassisti.
Si aspettava reazioni simili?
«Sinceramente no, visto che l`emendamento si limita a prorogare i termini per avviare una trattativa. Ho presentato una proposta, votata in commissione e poi dalla maggioranza dei senatori presenti in Aula, perché abbiamo preso atto di una situazione di confusione dovuta alla stratificazione nel tempo di diverse norme, non coerenti tra loro. Era necessaria una riforma di un settore, anche per porre fine a fenomeni di illegalità. Così abbiamo indicato la data del 31 dicembre 2017, come termine entro cui le parti avviassero una discussione complessiva sul settore, tentata da anni ma mai aperta. Le proteste sono difficilmente comprensibili».
Avreste potuto soprassedere e lasciare in campo le restrizioni al servizio Ncc?
«L`Autorità garante della concorrenza e del mercato, audita in Parlamento, ha detto chiaro che ci sono restrizioni alla concorrenza del settore non conformi alla legge: dovevamo disattenderne il parere? In attesa di una trattativa, che sarebbe partita chissà quando? Non sta in piedi. Siamo tutti d`accordo sulla necessità di disincentivare gli spostamenti con mezzi privati, che portano a paralisi del traffico e inquinamento. E allora servono soluzioni innovative, dal punto di vista culturale e anche tecnologico, come il car sharing. E poi c`è un problema di tipo economico: con questa crisi, ci sono cittadini che fanno fatica a pagare le tariffe dei taxi, elevate anche perché chi oggi li usa non paga solo una corsa ma in parte l`ammortamento della licenza. Insomma abbiamo una serie di problemi che riguardano la collettività e non solo i tassisti, specie in città come Roma dove i mezzi pubblici hanno le difficoltà che sappiamo. Chi oggi si oppone a questo emendamento dunque non vuole trovare soluzioni, ma conservare uno status quo non soddisfacente».
Insomma si torna sempre al nodo licenze?
«Da anni le licenze concesse dai Comuni hanno cominciato a circolare trai tassisti come beni autonomi, in un mercato parallelo e non legittimo in cui secondo stime della Banca d`Italia una concessione può valere dai 50 mila ai 300 mila euro. Così i comuni non aumentano il numero di licenze per non far calare il valore di quelle in circolazione, anche se magari la popolazione aumenta dunque l`offerta di mobilità pubblica cala. È un sistema malato, cambiamolo».
In piazza è arrivata anche la sindaca di Roma, che ne pensa?
«Raggi si è piegata a questa logica, anziché farsi portavoce di un`idea riformatrice, si è messa al fianco di una categoria anziché tutelare degli interessi della collettività. Ma un sindaco dovrebbe preoccuparsi di tutti i cittadini. Abbiamo segnalazioni di decine di persone, che avrebbero voluto spostarsi per esigenze mediche e sono in enorme difficoltà: per Raggi sono cittadini di serie B?. E parliamo di uno sciopero dichiarato illegittimo dall`Autorità garante competente, con anche tirapugni e bombe carta: si tratta di una situazione assolutamente fuori dall`ordinario, per me anche fuori dalla legalità».
E Uber? Tassisti e opposizioni politiche presentano l`emendamento come una favore alla multinazionale a scapito dei lavoratori italiani, cosa risponde?
«L`emendamento non parla in nessun punto di Uber. Certo, Uber è un`iniziativa a cui oggi ricorrono molti italiani, anche perché consente loro una integrazione dei guadagni. È un fenomeno non regolamentato, mentre io credo che debba esserlo, sempre nell`interesse della collettività: dovremo capire che caratteristiche ha, cosa offre. Il fatto che le norme non lo prevedano infatti non ne cancella l`esistenza, solo lo affida a un utilizzo “selvaggio”, clandestino, e questo per me è molto negativo. Non dico che dobbiamo introdurlo o favorirlo: possiamo anche vietarlo, ma allora occorre indicare delle alternative per una mobilità accessibile a tutti: aumentiamo il numero di licenze? Quello delle vetture di car sharing? I mezzi pubblici? Con che risorse? Di questo dobbiamo discutere, anche con le associazioni dei consumatori. Sono temi che un paese moderno deve sapere affrontare, superandosituazioni incancrenite».


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