Come tutti sanno non ho condiviso e ho anzi considerato sbagliata e distruttiva la scelta della scissione dello scorso settembre, che ha indebolito la forza e le ragioni del Partito Democratico nell’affrontare la nuova fase politica del Paese, di fronte a scelte difficili da un punto di vista economico e sociale, già prima dell’emergenza Covid-19. Sono stata, quindi, e resto fortemente critica verso chi ha compiuto quella scelta e ha contribuito e contribuisce alle fibrillazioni continue che condizionano il governo.

Non posso però che condividere quanto sottolineato oggi da Renzi nella sua intervista a Repubblica sull’esigenza che ogni passaggio sia fatto nel pieno rispetto della Costituzione, che come ha ricordato anche la Presidente della Consulta Marta Cartabia durante la presentazione della relazione annuale sull’attività della Corte è e resta la bussola per tutte le scelte, anche in momenti di emergenza come quello che stiamo vivendo.

Condivido questa opinione sulla base della mia storia, della mia esperienza prima sindacale e poi politica, di quello che ho imparato dal confronto con le donne e uomini di grande valore che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio impegno e nei miei vissuti in grandi comunità democratiche e rappresentative, sulla base infine delle funzioni istituzionali che ho avuto l’onore di ricoprire, prima come VicePresidente del Senato e poi come Ministra.

Mai, nemmeno in un’emergenza come questa, il Governo può adottare provvedimenti che limitano le libertà personali garantite dalla Costituzione e che creano disparità e discriminazioni.

Sono in gioco due questioni. La prima di tipo formale, legata allo strumento scelto: come sottolineato da illustri costituzionalisti, da Cassese a Flick, fino a Ceccanti che rilancia le riflessioni del costituzionalista francese Jean-Philippe Derosier su tema delle app di tracciamento, non è corretto proseguire a determinare le condizioni di vita economica sociale e personale del Paese senza un pieno coinvolgimento del Parlamento, che è il luogo dove si esercita la delega rappresentativa.

La seconda questione riguarda invece il merito di alcune delle scelte presenti nell’ultimo dpcm del Governo. Non si può pensare di limitare le libertà personali facendo riferimento a condizioni che appaiono evidentemente discriminatorie, andando direttamente a violare quanto prescritto dall’art 3 della Carta. Mi riferisco al tema dei “congiunti”, delle “relazioni stabili”, che ridefinisce il perimetro delle libertà individuali di movimento andando a discriminare sulla base di scelte e condizioni personali e affettive di cittadine e cittadini, senza alcun fondamento e valutazione scientifica.

Si tratta di un vulnus grave: non è accettabile che un Governo in autonomia vada a discriminare tra persone e famiglie, intervenendo direttamente in materia di scelte personali e relazioni umane, pretendendo di limitare per legge chi è possibile incontrare o amare, su quali basi e con quale “stabilità” (oltretutto creando una situazione di estrema confusione).

Sui diritti umani e civili e sull’uguaglianza non si può transigere, nemmeno ai tempi del coronavirus. È necessario allora intervenire con urgenza, in Parlamento, per superare questo improprio intervento nella vita delle persone, restituendo chiarezza, rispetto dei valori costituzionali e fiducia.


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