Adesso ad urne chiuse, Ernesto Magorno può rompere il silenzio che si era imposto in questa breve e scialba campagna congressuale. L’ex segretario del pd calabrese ufficializza in questa conversazione coon la Gazzetta del Sud il divorzio da Mario Oliverio e dall’area che lo sostiene.
Senatore Magorno, la stagione dei renziani nel Pd è giunta al capolinea?
“Al di là dei numeri le primarie sono state indubbiamente una festa della democrazia. Il Pd è l’unico partito che affida ai suoi elettori la scelta su chi deve guidare questa comunità. Altro che il Movimento 5 Stelle e la piattaforma Rousseau: lì poche decine di persone decidono per tutti”.
Andiamo al punto: lei rimane nel Pd anche se Matteo Renzi dà vita alla scissione?
“Non è un argomento all’ordine del giorno. e poi lo voglio dire in maniera inequivocabile: il Pd era, è e sarà casa mia. Renzi rimane uno dei maggiori leader del centrosinistra in Europa e una risorsa della nostra Repubblica. Ad ogni modo auguri a Zingaretti”.
Lei a quale corrente interna si iscrive?
“Non è un mistero che io sia legato da solidi rapporti di vicinanza politica e amicizia a Luca Lotti”.
L’arrivo di un nuovo segretario al Nazareno avrà ripercussioni sulla Calabria. Molti della vecchia guardia, compreso lei, potrebbero avere i giorni contati…
“la scelta del segretario nazionale non avrà nessuna ripèercissione sul piano delle decisioni da prendere in Calabria. Ora si deve aprire una discussione seria sui motivi della crisi in cui siamo piombati”.
Ecco, con queste premesse la sconfitta alle prossime Regionali per il Pd appare probabile.
“Per evitare undestino già scritto bisogna replicare quanto fatto in Abruzzo., Sardegna e Basilicata”.
Che vuol dire?
“E’ necessario trovare un nuovo leader forte e credibile che vada oltre il Pd”.
Oliverio dopo l’inciampo giudiziario non va più bene?
“A lui auguro di chiarire presto la sua posizione. Detto ciò, vorrei sottolineare che il mio è soltanto un giudizio politico”.
Messa così sembra una mossa di mero opportunismo. Scaricare Oliverio per provare a guadagnare la propria sopravvivenza politica.
“Il governatore dovrebbe fare mea culpa. Così come io non sono stato un buon segretario del Pd, visto che non sono riuscito a coinvolgere tutti nella gestione del partito, anche lui dovrebbe ammettere di non aver saputo coinvolere i dem e l’intero centrosinistra nel governo della Regione”.


Ne Parlano