I senatori Pd Luigi Manconi e Walter Tocci non voteranno la fiducia al decreto legge Minniti-Orlando in materia di protezione internazionale e contrasto all`immigrazione illegale. «Non partecipiamo al voto. E come votare no. E lo diciamo anticipatamente e pubblicamente, non nascondendoci con malattie o altro», annuncia Manconi, che è presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e definisce il decreto «gravissimo e assolutamente non necessario».
Perché gravissimo?
Perché introduce nel nostro ordinamento una sorta di giustizia minore e un diritto diseguale per una categoria, quella dei più vulnerabili. Un “diritto etnico”. Si tenga conto che i tre gradi di giudizio, elemento che pure viene messo in discussione, ma che io ritengo fondamento prezioso del nostro Stato di diritto, vale in Italia per chi in un negozio rubasse un ovetto Kinder, per le liti condominiali e per le opposizioni alle sanzioni amministrative. Dunque un principio generale al quale si deroga quando in gioco c`è un diritto fondamentale della persona.
Un diritto di serie B per persone di serie B?
Il concetto è quello. Oltretutto nel primo grado di giudizio, non c`è la regola del contraddittorio, dunque può accadere che il richiedente asilo non incontri mai il suo giudice. Non può andare a esporre le sue ragioni. Il giudice si limita a osservare il materiale videoregistrato e quello scritto precedentemente dalla commissione amministrativa. Poi può decidere, ma non è una regola, di sentire il richiedente asilo. Grazie a un nostro emendamento quest`ultimo può chiedere di essere ascoltato, ma accade solo se il giudice decide per il sì.
E perché il dl è non necessario?
Né necessario né tanto meno indispensabile. Vi sono altre modalità per garantire la rapidità delle procedure a vantaggio del richiedente asilo e per ridurre il famoso intasamento che deriva dall`affollamento di cause in altri settori, quali quelli che io prima citavo. Poi c`è la questione dei Cie. Anche questa è profondamente sbagliata.
Con la commissione ve ne siete occupati a lungo.
Abbiamo fatto la più completa e esauriente indagine su tutti i Cie d`Italia, aggiornata al 3 gennaio scorso. Per questo dico che la norma è sbagliata.
E il tema della sicurezza?
Non ha nulla a che fare. Ma proprio nulla.
In che senso?
Rispetto al processo, il problema della lunghezza dei tempi è reale e concretissimo, e va a danno allo stesso tempo dei richiedenti asilo
e della società italiana, ma non vedo in che modo riducendo i gradi di giudizio si vada incontro alla domanda di sicurezza. Questa la si soddisfa solo favorendo l`integrazione e accelerando le pratiche di riconoscimento dello status di rifugiato.


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