«Sono davvero molto contenta, in meno di un anno la legge è passata», Giuseppina Maturani, senatrice Pd, è la prima firmataria della legge sulla parità di genere nei consigli regionali.
Un altro passo importante?
«Ha colmato un vuoto nei sistemi elettorali, perché le preferenze di genere hanno consentito per i Comuni un riequilibrio nelle liste, con la legge 215 del 2012, e una pari rappresentanza nei consigli e nelle giunte. Anche nel Parlamento europeo è previsto dalla legge 65 del 2014, e adesso nell`Italicum per il Parlamento, mentre nei prima no. Il rispetto della rappresentanza di genere mancava solo per le Regioni, e ora è  particolarmente urgente».
Per le riforme in atto?
«Certo, perché la composizione del nuovo Senato è regionale, il che mi ha spinto ad accelerare. Ora, le Regioni sono autonome e dovranno adeguare i loro Statuti, ma una legge dello Stato detta un principio da seguire. È importantissimo, perché le Regioni sono il luogo istituzionale con la più bassa presenza di donne in assoluto, al Sud in alcune la presenza di donne è zero».
Come si articolala legge?
«Prevede tre ipotesi: quando ci sono le preferenze si chiede che siano doppie, a una donna e a un uomo, e se sono dello stesso sesso la seconda viene annullata; con le liste bloccate devono essere alternati candidati di sesso diverso, perché nessuno superi il 60%. Quando ci sono i collegi uninominali i candidati di un sesso non devono andare oltre al 60%»
Non si parla di più di “quote rosa”, che sembravano una “concessione” dal mondo maschile?
«Le donne non sono una quota da proteggere o una categoria di interessi, siamo fondatrici al 50% del genere umano.  Non sono il soggetto debole, né devono dimostrare di essere in grado di occuparsi di politicao di avere talenti, saperi e autorevolezza. Sono attive nei consigli di amministrazione e nelle istituzioni, dove il loro punto di vista è necessario».
È un po` triste pensare che serva una legge per cambiare la cultura.
«Siamo messi così, alcune leggi contribuiscono alla formazione culturale di un Paese, molte conquiste sono passate attraverso l`approvazione di una legge. E questa è importante non solo per la civiltà giuridica che esprime, ma perché una rappresentanza di donne nelle istituzioni democratiche rompe vecchi schemi di poteri».
Questo spingerà le donne a presentarsi? La giustificazione usata spesso (dagli uomini) è che non c`erano donne da candidare…
«Penso di sì. Nell`ultimo consiglio comunale-di Roma c`è stata una presenza di donne senza paragoni, perché
non hanno più timore di occuparsi di politica».
La legge è passata con una maggioranza ampia, lei ha capito perché hanno votato contro i 5 Stelle?
«Si, la condivisione è un bel risultato, sia al Senato che alla Camera. In meno di  un anno la legge è stata approvata, e ringrazio dell`attenzione Anna Finocchiaro, presidente della I commissione in Senato, la relatrice Bernini, di Fi e, alla Camera, Dorina Bianchi e ora Mazzotti Di Celso. In Senato quasi tutti i partiti hanno firmato la pdl, anche laLega, e i 5 Stelle no, mentre alla Camera sì. Non so perché abbiano votato contro».


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