«Credo che il Pd abbia un problema in una terra così complicata come la provincia di Caserta, dove la presenza della criminalità organizzata e del malaffare si fa molto sentire e penetra nelle pubbliche amministrazioni». Il giorno dopo la bufera giudiziaria che ha visto coinvolto anche il presidente regionale del Pd, Stefano Graziano, indagato di concorso esterno in associazione mafiosa, il senatore milanese Franco Mirabelli, commissario del Pd casertano da due mesi, prova ad uscire dall`angolo in cui si è cacciato il partito.
Se l`aspettava il coinvolgimento di Stefano Graziano in un`inchiesta con un`accusa così grave?
«No di certo. Ma aspettiamo che le indagini della magistratura si concludano. Intanto credo che Graziano abbia fatto bene ad abbandonare le cariche di partito. Sull`inchiesta in generale penso che siamo di fronte
all`ennesimo intreccio, che ormai è un modello, tra pubblica amministrazione, impresa, criminalità organizzata e politica. Questo mi pare il “modus operandi”, che non è diverso da quello di Maddaloni».
Dice bene. È un “modus operandi”.
«Bisogna cambiare registro. Ai nostri elettori dobbiamo dare la garanzia che le persone che eleggiamo e le cose che facciamo sono al di sopra di ogni sospetto. Dobbiamo fare uno sforzo maggiore per alzare le barriere per difenderci da un`infiltrazione che il partito può subire. A prescindere da Graziano».
Solo che nel Pd casertano attualmente sembra esserci una guerra tra bande.
«Penso che ci siano due cose su cui riflettere: la prima è l`effetto che le preferenze rischiano di avere in alcune realtà. La seconda è che ci sia un partito fatto di comitati elettorali invece che un partito che lavora collettivamente
per rappresentare il proprio territorio. Bisogna smontare questo meccanismo».
I 5 Stelle accusano il Pd di essere diventato un partito infiltrato dalla camorra.
«Ai 5 Stelle dico che se avessero avuto il coraggio di presentarsi in uno dei comuni della provincia di Caserta potrebbero spiegarci cosa bisogna fare. Loro per non rischiare le infiltrazioni preferiscono non dare il simbolo e non avere le liste nel casertano».
La prossima tornata amministrativa sarà una verifica di quello che sostiene.
«Lo sappiamo. Abbiamo deciso che chiuderemo le liste dieci giorni prima, non solo le nostre ma anche quelle degli alleati. Controlleremo, chiederemo alle forze dell`ordine, alla prefettura e alle altre istituzioni di darci una mano, perché sappiamo di dover ridare credibilità innanzitutto alla politica che nel casertano è più in crisi che altrove».
Non correte il rischio di verificare le fedine penali che magari sono pulite e invece poi vi trovate gente eletta che ha frequentazioni discutibili?
«Faremo anche valutazioni di questo tipo. Applicheremo il nostro codice etico in tutto e per tutto, con un surplus di attenzione».
Nel suo partito, però, c`è chi pensa che Renzi non presti molta attenzione a chi non ha pacchetti di voti da far valere.
«Io sono la dimostrazione che non è vero che c`è disattenzione sul tema. Il capogruppo dell`Antimafia che viene mandato a fare il commissario a Caserta non è certo per premiare chi porta i voti. Renzi ha tutto l`interesse
a fare in modo che il partito sia altro».


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