“Sì al progetto Paese, l’Italia non si riprende se non riparte il Sud che merita un atto di giustizia per quanto subito. Il faro sono gli investimenti pubblici”. II viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, sposa l’idea di dare un’impronta alle politiche economiche del Governo in nome dell’unità, dell’equa distribuzione delle risorse, oltre che — ci tiene molto a sottolinearlo — alla riconversione in senso ambientale. Insomma, il futuro passa per le infrastrutture materiali ed immateriali, ma con un chiaro tocco di green. Sull’ipotesi rbaltone e controribaltone che coinvolgono le varie anime populiste e sovraniste e ricalcano Io scenario greco, Misiani è tranchant: “L’ultima cosa di cui ha bisogno il Paese è il ritorno al potere della destra sovranista di Salvini. Spero proprio che l’ipotesi di un controribaltone rimanga tale”. All’Esecutivo Conte tocca di prendere di petto le questioni senza accontentarsi di galleggiare ‘Così non durerebbe”, ammette Misiani.
Viceministro Misiani, le fibrillazioni politiche mettono in discussione la stabilità del Paese e non manca chi accredita manovre in Parlamento per riportare la Lega al Governo con un nuovo ribaltone che ricor da scenari greci: è un rischio concreto?
‘Chiariamoci sulle premesse. L’Italia ha chiuso il 2019 in stagnazione e presenta elementi di fragilità noti da tempo. Noi la governiamo da settembre. In questi quattro mesi abbiamo fatto un mezzo miracolo, come ricorda sempre il ministro Gualtieri: abbiamo ricostruito un rapporto di fiducia con le istituzioni europee, abbiamo approvato una manovra di bilancio che ha evitato la stangata IVA e finanziato il più grande piano di investimenti pubblici degli ultimi dieci anni su ambiente e infrastrutturesociali. L’ultima cosa di cui ha bisogno il Paese è il ritorno al potere della destra sovranista di Salvini, che distruggerebbe in poco tempo tutti questi risultati”.
Insomma, tutto procede bene?
“Dico che il Paese oggi è molto più solido e credibile a livello internazionale di quanto lo fosse quando Salvini praticava la politica del muro contro muro e lo spread superava quota 300′.
A lei risulta o no l’ipotesi di un controribaltone che veda la Lega tornare al Governo con il sostegno di un gruppo di delusi del Movimento Cinquestelle?
‘Spero che questa ipotesi rimanga tale. Per il bene dell’Italia. In Parlamento ogni giorno si ascoltano le voci più disparate. Finora, però, in tutti i passaggi parlamentari, anche quelli più difficili, la maggioranza ha sempre tenuto più di quanto si potesæ immaginare”.
Tornando ai freddi numeri che fanno preoccupare, c’è una industriale al minimo e addirittura la Grecia cresce più di noi.
“Per il momento tutte le previsioni degli osservatori confermano le nostre stime di crescita. Lo scenario potrebbe cambiare in peggio per effetto delle crisi geopolitiche che si sono drammaticamente aggravate in queste settimane”.
A che cosa si riferisce in particolare? Anche ai conflitti innescati nel Medio-Oriente?
“Medio Oriente e Libia, innanzitutto. Crisi che hanno effetti diretti sul mercato petrolifero. Ma anche alle tensioni commerciali USA-Cina, che rischiano di colpire anche il nostro export”.
La parola d’ordine sul fronte interno sarà il rilancio degli investimenti pubblici?
“L’asse vero della legge di bilancio è rappresentato dagli investimenti pubblici. Il problema delle opere pubbliche oggi non sono più le risorse: tra fondi nazionali e comunitari abbiamo una massa enorme di denaro a disposizione, il tema è spendere bene e presto questi soldi costruendo progetti credibili e migliorando la capacità delle pubbliche amministrazioni di farli realmente partire. Il Mezzogiorno è un punto chiave, sotto questo profilo. Il ministro Provenzano si è impegnato molto per il rispetto della clausola del 34 per cento degli investimenti. Passa da qui l’unica vera possibile ripartenza del Sud”.
Questo giornale ha condotto l’operazione verità e tutte le autorità contabili, statistiche ed ecOá nomiche del Paese lo hanno confermato anche in Parlamento. Ci sono 60 miliardi di spesa pubblica dovuti al Sud e regalati al Nord ogni anno. C’è quindi un Sud da risarcire?
“Si deve compiere un atto di giustizia nei confronti di un Sud sacrificato per anni nell’allocazione delle risorse per gli investimenti pubblici. Non basta però scrivere e far rispettare una quota, poi bisogna essere bravi a spendere bene i soldi. È un compito che ricade sui ministeri, ma in primo luogo sugli enti territoriali. La qualità delle amministrazioni pubbliche è un nodo cruciale”.
Gli aiuti di Stato favoriscono il Nord: lo hanno confermato esponenti del suo Governo oltre che le Istituzioni tecniche terze: così le imprese private del Nord diventano l’appendice della Germania?
“Dobbiamo mettere da parte la retorica, sia quella nordista che quella nostalgica di un Sud assistito, e stare ai fatti. Le imprese italiane hanno bisogno di sostegno per rilanciare il ciclo di investimenti, a partire da quelli ad alto contenuto tecnologico. Quelle meridionali, che operano in un contesto per diversi aspetti svantaggiato, hanno bisogno di maggiore attenzione. In passato questo non è accaduto è una quota sproporzionata di incentivi è andata alle imprese medie e grandi del Nord. Bisogna cambiare le cose, aiutando in modo più efficace le aziende del Sud ad investire e crescere. È per questo motivo che abbiamo prorogato il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, istituito il fondo ‘Cresci al Sud” per le PMI e rafforzato le ZES”.
Anche Prodi ha detto no a tormentoni ideologici che vi dividono, meglio sarebbe concentrarsi sull’economia per acquisire una dimensione infrastrutturale nazionale: concorda?
“Ha ragione. La priorità oggi è fare l’economia, evitando di perdere tempo col chiacchiericcio ideologico. La via maestra a mio giudizio è la conversione ecologica, puntando non ad un ambientalismo di maniera quanto alla green economy che produce impresa e posti di lavoro”.
Lei è bocconiano: sa che molti economisti di tale ispirazione hanno spesso accusato il Mezzogiorno di essere piagnone e clientelare. Vi impegnate, invece, in un progetto Paese?
“La Bocconi è una università di eccellenza. Detto questo, ci sono bocconiani e bocconiani (ride). Scherzi a parte, una certa narrazione para-leghista non ha aiutato ad affrontare i nodi strutturali dello sviluppo. Dobbiamo andare oltre: oggi serve un approccio pragmatico. La verità è che non c’è ripresa in Italia se non riparte il Sud. Le classi dirigenti del Nord si sono illuse che il ripiegamento territoriale avrebbe permesso alle loro zone di salvarsi dalla stagnazione, ma questn schema ha dimostrato di non funzionare. L’interdipendenza tra le varie parti dTtalia è una realtà di cui non si può non tenere conto. In questi anni tutte le regioni italiane hanno perso terreno rispetto al resto d’Europa Quelle del Nord meno, ma comunque sono anch’esse rimaste indietro”.
Questo Governo dura?
“Le prossime settimane sono decisive. Se ci daremo una scala di obiettivi chiari e fattibili, andremo avanti e riusciremo a fare cose utili al Paese. Pensare che il galleggiamento sia sufficiente per durare è una pia illusione destinata a infrangersi con la realtà”.


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