Zingaretti ha approfittato del caso Lotti per derenzizzare il Pd?
«È una lettura fuorviante e sbagliata – risponde Roberta Pinotti, ex ministra della Difesa entrata nella squadra del segretario Zingaretti ha fatto la segreteria e ci sono due personalità che non fanno parte della maggioranza in senso stretto, come Giorgio Gori e Maurizio Martina. Poi ci saranno molti altri incarichi di lavoro: dipartimenti e forum tematici. E io riterrei importante aprire a sensibilità diverse».
Il «partito del noi» è diventato il partito di Zingaretti?
«In un momento in cui alla guida dell’Italia c’è un governo pericoloso, che fa scelte di destra, io credo che tutte le anime e le culture del Pd debbano riuscire a lavorare insieme. È un bene che una parte della minoranza voglia sentirsi più coinvolta».
Lei lancia appelli all’unità, ma la renziana Morani le contesta l’arte di restare sempre «in maggioranza». Si è offesa?
«Per stile personale non rispondo a veleni e stilettate e solo bene dei colleghi e degli amici del Pd. Il partito ha bisogno di ritrovare un forte senso di comunità, perché la sfida che dobbiamo affrontare fa tremare i polsi. C’è una Italia che guarda a noi per costruire l’alternativa».
Per Maria Elena Boschi, Lotti ha ricevuto più attacchi dal Pd di Zingaretti che dagli avversari. È vero?
«È una vicenda che sta travolgendo questo giovane uomo con una violenza mediatica pazzesca, trovo normale che lei lo difenda. A parte il legame politico forte che esiste fra Maria Elena e Luca, c’è un legame anche di amicizia e quindi un coinvolgimento emotivo, oltre che politico».
Il passo indietro di Lotti è stato un atto generoso o una scelta obbligata?
«La sua autosospensione non va commentata, va guardata con rispetto, come una scelta difficile fatta nell’interesse di una comunità e delle istituzioni. Qui il garantismo non c’entra nulla, perché non esiste reato».
Ritiene opportuno che un politico indagato si interessi delle nomine di magistrati che devono giudicarlo?
«Ricostruire vicende su frammenti di intercettazioni può essere fuorviante ed è una modalità piuttosto brutale e barbara. Ma se il quadro tracciato dovesse risultare reale il tema sarebbe lo sconcerto di chi ci vota, rispetto alla concezione del potere. Quali sono i riferimenti valoriali sulla cui base ci muoviamo e con quale rispetto istituzionale?».
Non è ipocrita, sostengono i renziani fingere di ignorare che da sempre i politici parlano con i magistrati?
«Se devi decidere quali riforme servono per il buon funzionamento della giustizia è sensato che una interlocuzinne ci sia. Altre interlocuzioni, come per la scelta di incarichi, sarebbero improprie».
La scissione del Pd è vicina?
«Sarebbe una follia. Ma la forza con cui viene criticato il fatto di non essere stati inclusi mi sembra un messaggio antitetico alla scissione».
Le dispiace che Lotti abbia chiamato in causa Mattarella?
«L’arbitro non va mai tirato per la giacchetta. Dovremmo tutti quanti fare più attenzione, non solo per preservare l’istituzione, ma perché il Quirinale è un bene di tutti».


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