Senatrice Teresa Bellanova, lei è l’unica pugliese nella nuova segreteria varata dal segretario Martina. Cosa pensa del suo sforzo di composizione collegiale?
«Se non ritenessi necessaria la collegialità, non avrei accettato di entrare in segreteria. Ma voglio esser chiara: collegialità non significa unanimismo né abdicare a definire una piattaforma chiara».
Le primarie si celebreranno prima o dopo le Europee?
«Abbiamo detto prima, per me la data è quella. Potevamo andare a congresso nella passata assemblea: la componente renziana ha scelto di non procedere a una conta interna che, lo dico per inciso, probabilmente avrebbe dato esito favorevole».
A proposito dei renziani, si sono lamentati moltissimo del mancato rispetto dei rapporti di forza, emersi dalle ultime primarie, nella nuova segreteria. C’è qualche ragione in questa obiezione?
«Tener conto dei rapporti di forza in politica è sostanziale, altrettanto non farlo. In una comunità come la nostra significa tener conto di quello che pensano i tuoi militanti, chi lavora sul territorio ogni giorno. Motivarli o meno dipende anche da questo»
La stagione del renzismo è davvero finita come sentenziava ieri Cuperlo?
«Questo tipo di funerale è sgradevole, inutile e dannoso. Cuperlo è un politico troppo intelligente per queste trovate. Personalmente, ritengo Matteo Renzi una personalità preziosissima per il nostro campo, un leader che ha avuto il coraggio di parole schiette e nette. E di comportamenti conseguenti. Volerne fare a meno è autolesionismo puro».
Tra gli scontenti c’è anche Emiliano che avrebbe preteso da Martina un cambio di linea, mai arrivato, sulla decarbonizzazione dell’Ilva. Giusta la decisione del segretario di non concederlo?
«Emiliano è l’uomo del giorno dopo. Fa accordi con Speranza e Rossi e il giorno dopo afferma di aver cambiato idea. Viene a Roma al tavolo istituzionale Ilva, dichiara di essere soddisfatto e che considera l’incontro una vittoria e il giorno dopo va al Tar. Un capolavoro di improvvisazione e inaffidabilità. Adesso lo sa anche il segretario».
Lei, in segreteria ha la delega al Mezzogiorno. E la Puglia tra Ilva, Tap e Xylella è al centro del dibattito…
«Nelle prossime settimane presenteremo la nostra scaletta di lavoro sul Sud e sarà un lavoro di squadra, collegiale. Usciamo dalle retoriche abusate, del tipo come ripensare il Mezzogiorno, perché il Mezzogiorno si ripensa da solo».
Su cosa insistere, allora?
«Il tema è la qualità diffusa delle classi dirigenti, come impedire che si smantellino i risultati importati che cominciavamo a registrare, come tenere insieme crescita e inclusione nonché impedire il disimpegno dei fondi europei. Registro il successo di resto al Sud e ricordo, nel decreto Mezzogiorno, la Banca delle Terre Incolte e il Fondo per la crescita dimensionale».
Ha avanzato delle richieste al governo «gialloverde»?
«Ho chiesto al ministro Di Maio se intendesse confermare strumenti come iper e super ammortamento, credito d’imposta per la ricerca e acquisti di nuovi macchinari, che si erano dimostrati importanti per le imprese meridionali, e la platea di quelli definiti ad hoc. Non ho avuto risposte».
Chiudiamo proprio sui grillini. In molti, nel Pd, continuano a pensare sia stato un errore lasciare alla Lega il M5S. È così?
«Penso sia un errore sostenere questa posizione. Il M5S è un nostro avversario politico. Più ascolto i ministri pentastellati più confermo la valutazione iniziale sull’impossibilità di un’alleanza di governo».
Nessun dialogo, dunque?
«Attenzione ai termini, c’è un po’ di confusione: in Parlamento si dialoga con tutte le forze politiche presenti, ci mancherebbe altro. Ci misureremo sui provvedimenti. Sfido chiunque però a dire che il dl dignità rappresenti una base di dialogo».


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