C`è una parte della sinistra che sta fisicamente meglio quando è all`opposizione: non sopporta l`idea di governare, di essere maggioranza, di decidere. Autorevoli miei predecessori alla guida sia del partito sia del governo concordano su un punto: il populismo di Salvini e Di Maio è in realtà la prosecuzione di quanto iniziato con la rottamazione renziana.
Sussisterebbe, cioè, una sostanziale uguaglianza tra quello che noi siamo stati e abbiamo rappresentato e ciò che fanno i due leader dell`attuale maggioranza.
La tesi, curiosa, merita un approfondimento. Sarebbero due gli argomenti su cui si fonda. Il primo. Il governo guidato dal segretario del Pd non era molto diverso da quello di oggi. Tanto è vero che si può parlare della scorsa legislatura – come fa l`ex premier Enrico Letta quando afferma che «si è buttata via […] tornando alla casella di partenza» – come di un`occasione sprecata, che ha spalancato le porte al populismo.
Il secondo argomento. La rottamazione, la ruspa e il «VaffaDay » sono manifestazioni di uno stesso fenomeno. E quindi non esisterebbero differenze rilevanti tra Salvini, Grillo e il sottoscritto.
Provo a rispondere nel merito.
Sul primo punto. Sostenere che la scorsa legislatura sia stata sprecata significa non avere un buon rapporto con la realtà. Quando, nel 2014, abbiamo assunto la guida del paese, eravamo in recessione, il Pil veniva da due anni di pesante segno meno (-2,3% nel 2012, -1,7% nel 2013), la disoccupazione superava 1113% (l`abbiamo portata anche sotto la soglia del 10%), quella giovanile era oltre il 44% (oggi si aggira intorno al 31%). La crisi economica era pesantissima e il governo era immobile, bloccato da titubanze interne.Abbiamo avviato la ripresa. Già questo basterebbe a fugare i dubbi su un`eventuale legislatura sprecata. Se a ciò aggiungiamo le riforme del terzo settore, i diritti civili, la legge sull`autismo, sulla cooperazione internazionale, sul caporalato, sul «dopo di noi», sulla responsabilità civile dei magistrati, sul mercato del lavoro abbiamo un quadro ancora più
preciso.
Sul secondo punto, non v`è dubbio che la scelta delle parole sia importante, in politica come nella vita. Lo sanno innanzitutto i nostri attuali governanti che non riuscendo a mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale – hanno cominciato a «diversificare» sulle parole. Diceva Jean Jaurès che «quando gli uomini non possono più cambiare le cose allora cambiano i nomi». Accade così che laddove prima si doveva dire con sdegno: «premier non eletto da nessuno», oggi si deve dire con convinzione: «avvocato del popolo». Laddove prima si doveva dire: «includo tra partiti», oggi si deve dire: «contratto di governo». Laddove prima si doveva dire: «condono vergognoso», oggi si deve dire: «pace fiscale». Laddove prima si doveva dire: «decreto salva banche», oggi si deve dire: «tutela dei risparmiatori».
Quelli che stanno al governo, quando fanno le stesse cose alle quali si opponevano con indignazione e polemiche, oggi cercano di aggrapparsi a parole diverse per giustificare il proprio voltafaccia. Ma bisogna cogliere la sostanza, non fermarsi alle parole.
Io stesso, da sindaco, ho usato la ruspa, ben prima degli spot di Salvini. L`ho fatto per distruggere delle catapecchie che costituivano un campo rom invivibile e indecente. Ma tale intervento aveva l`obiettivo di fare in modo che i bambini di quel campo andassero a scuola. Non che restassero in mezzo a una strada. E oggi quei bambini sono parte della comunità fiorentina, dopo aver ricevuto una formazione scolastica degna di questo nome. C`è ruspa e ruspa, dunque. Sostenere che la nostra esperienza sia la stessa di Lega e 5 Stelle in nome di una presunta assonanza terminologica significa non rendersi conto dell`abisso che c`è tra noi e i populisti nella quotidiana azione di governo. Non scorgere la differenza vuol dire essere accecati dal rancore personale e dall`odio ideologico, e prestarsi a un`operazione concettualmente meschina. Un episodio mi conforta in questa affermazione. Proprio nel giorno in cui predecessori di partito e di governo insistevano su tale lettura, i giornali riportavano la tragica vicenda di un giovane maliano annegato nel Mediterraneo durante la traversata per giungere in Europa nell`aprile 2015. Al momento dell`esame del cadavere, il medico legale (Cristina Cattaneo, che lo racconta nel suo Naufraghi senza volto) scopre in una tasca della camicia un foglietto accuratamente ripiegato. È una pagella scolastica. Quel ragazzo poteva avere quattordici anni, più o meno l`età dei miei figli. (…)
Noi siamo quelli che, pur subissati di critiche all`epoca, hanno stanziato considerevoli risorse per recuperare i corpi delle vittime di quel naufragio. Noi siamo quelli che preferiscono perdere voti recuperando cadaveri che perdere la dignità tenendo bloccate persone vive fuori dai porti. (…)
Eppure, ancora oggi alcuni sostengono che Salvini e Di Maio sono la prosecuzione del nostro governo. E c`è anche chi, per spiegare la propria diserzione al momento della battaglia elettorale, dice che io e Salvini siamo la stessa cosa. Hanno fatto la guerra per anni a me, al Matteo sbagliato.


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