Se è vero che dopo quattro decadi, alcune riforme e varie sentenze la normativa sull`assegno divorzile può avere bisogno di qualche riflessione e intervento, ero però convinta che in Italia si potesse affrontare un tema così delicato senza la violenza dell`ideologia punitiva, soprattutto nei confronti delle donne.
Il sen. Pillon scrive “affido condiviso”, ma si legge “guerra dei padri contro le madri” e si legge soprattutto “figli minori trattati come pacchi postali” quando tutto il nostro diritto di famiglia, ma soprattutto tutti i nostri sforzi presenti e futuri devono andare proprio a tutelare e a migliorare il benessere psicofisico dei minori e a salvaguardare quel campo affettivo che chiamiamo famiglia e che giustamente, quando si separano dei genitori e ci sono dei figli, deve continuare a esistere come comunità affettiva non esasperando i conflitti, ma cercando di affrontarli e di risolverli. Mi colpisce davvero la noncuranza nei confronti dei minori, che pensavo la politica avrebbe quantomeno protetto dalla scure dell`ideologia. Il meccanismo del mantenimento può essere rivisto, e la proposta di legge sull`assegno divorzile approvata in commissione Giustizia alla Camera la scorsa legislatura, di cui sono prima firmataria affronta il tema introducendo e precisando criteri per meglio determinarne l`entità facendo i conti con i cambiamenti della società; d`altronde lo hanno già fatto in più passaggi sentenze e pronunciamenti degli organi giudiziari. Ma intervenire con la mera cancellazione ha una sola conseguenza: chi non è economicamente autonomo non sarà libero di divorziare, anche se il suo matrimonio è finito, anche se il suo matrimonio è – ahinoi accade – diventato una gabbia, troppo spesso violenta.
Questo perché? Perché esistono ancora politici che pensano di dover intervenire autoritariamente per dissuadere da qualcosa che giudicano sbagliato con le categorie delle loro personali convinzioni morali nel campo delle delicate dinamiche famigliari.
Vogliono tornare indietro a uno Stato che pretende di decidere quali scelte debbano essere agevoli nella sfera privatissima dei cittadini e cosa no.
Questo a costo di togliere tutele e garanzie a chi di una separazione è soggetto più debole. I figli, che nel disegno di legge Pillon vengono considerati valigie da trasportare tra le case dei genitori, senza mettere in conto la loro stabilità psicologica, il loro benessere come persone in formazione, il loro poter diventare così sempre più armi nella contesa tra i genitori. Le donne, da pagare perché non abortiscano (e qual è il prezzo del dolore e della dignità di una persona?), comprimendone i diritti di scelta, senza prevedere un`educazione sessuale dei giovani, senza una seria politica di sostegno alla famiglia, un welfare che consenta alle donne, alle famiglie, di crescere un figlio senza rinunciare al lavoro e a molte opportunità.
C`è una legge sulla garanzia del parto anonimo per chi deve compiere la scelta dolorosa di non allevare un figlio; andrebbe supportata con assistenza materiale e psicologica per queste donne che scelgono di non abortire e di fare nascere un bambino.
C`è da essere davvero allarmanti se le trasformazioni che sono intervenute nei ruoli familiari e nella società vengono affrontate tratteggiando un`idea di famiglia a cui attenersi come richiamo “all`ordine”; se si pensa di risolvere i conflitti dolorosi tra i coniugi, complicati da una crisi economica e sociale che morde sulla vita quotidiana dei più con una partita padri contro madri.
Se vogliamo intervenire su assegno divorzile e affido condiviso facciamolo tenendo ben presente come sono cambiati i ruoli economici e sociali degli uomini e delle donne in quarant`anni; facciamolo però per sostenere le persone, senza rievocare antiche logiche punitive e senza far pagare il prezzo dell`ideologia cieca e cinica ai bambini.
Abbiamo una grande occasione: a breve la manovra finanziaria entrerà nelle aule del Parlamento e lì il Governo dimostri quanto ha a cuore le famiglie. I tagli preannunciati al riguardo destano inquietudine.


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