«Torino non è l`Emilia Romagna ma per conquistare Palazzo Civico c`è bisogno di un centrosinistra largo, inclusivo e aperto alle innovazioni». La vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, oggi sarà a Torino per la direzione provinciale del Pd. Un momento di confronto per individuare il percorso per arrivare alle comunali del 2021: «Dirò che non è il momento di alzare steccati, ma di costruire ponti – spiega – Per farlo non ha senso discutere 5 stelle sì o 5 stelle no, ma bisogna capire come riprendere il dialogo con chi li ha votati perché pensava che Torino avesse bisogno di cambiamento».
Che cosa insegna la vittoria di Bonaccini al centrosinistra torinese?
«Le elezioni emiliane mostrano un chiaro bipolarismo tra destra sovranista e centrosinistra. Si premia una forza unitaria, disponibile al confronto e che non si proclami autosufficiente. A Torino abbiamo bisogno di rivolgerci a quegli elettori che non ci hanno votato nel 2016. Sia a chi ha scelto i 5stelle, sia a quelli che hanno votato Lega. Ai primi non possiamo ordinare di pentirsi, ma occorre offrire un perimetro di proposte e confronto. Ai secondi dobbiamo dare qualcosa di diverso dal baratto tra libertà e protezione proposto da Salvini».
Quindi bisogna andare al voto con Appendino?
«Non penso al ceto politico 5stelle, ma agli elettori torinesi del Movimento. A quelle persone che hanno visto una possibilità di rinnovamento e hanno posto delle istanze. Dobbiamo innanzitutto dare la possibilità di stare nel campo del centrosinistra. Ovviamente serve una chiara direzione di dove si vuole andare e di chi si è. Un processo da avviare dialogando con la società civile».
Qual è la strada?
«Nella discussione di oggi valuteremo cosa fare. Il segretario provinciale Carretta già ha aperto alle istanze del civismo, con il progetto di “spazio aperto” alla festa dell`Unità. Ora bisogna fare un passo in più perché non basta il semplice ascolto, ma serve un quadro di proposte discusse e condivise. Non si può fare una proposta e chiedere agli altri di aderire, bisogna elaborarla assieme. Servono un progetto, un nuovo patto sociale per la Torino del 2030. In passato con le amministrazioni Castellani e Chiamparino si è realizzata una grande innovazione, ma è un ciclo concluso. Ora bisogna pensare qualcosa di nuovo, un patto aperto a tutti. Le idee ci sono».
A quali idee pensa?
«Il primo è l`investimento sullo sviluppo sostenibile, le operazioni guidate dagli atenei sul Manufacturing Center a Mirafiori e il polo dell`Aerospazio in corso Marche. Poi c`è il Parco della Salute: dobbiamo lavorare perché non sia solo un nuovo grande ospedale,ma un centro di ricerca per attrarre le aziende biomedicali. Seguire il modello di Pittsburgh. Dobbiamo poi trovare la forza di dire qualcosa su futuro di Fca a Mirafiori e indicare una via per garantire un livello produttivo elevato nel polo dell`automotive torinese. Infine, sviluppare una progettualità sull`ambiente, sfruttare l`occasione del green new deal europeo per portare in città l`industria della sostenibilità».
Sull`ambiente il Pd torinese però è contro l`estensione della Ztl. Non è un errore inseguire la destra?
«L`errore è seguire la Lega nell`esaltazione delle paure come risposta alla crisi. Quella non è la nostra ricetta. Le paure non vanno ignorate, né ci si può voltare dall`altra parte, ma bisogna dare risposte. Sull`ambiente e gli strumenti per migliorare la qualità dell`aria l`errore di Appendino è quello di avere avuto un rapporto conflittuale con commercianti e ceti produttivi. Vanno coinvolti, invece, come in passato. Torino ha una grande opportunità di ricerca e innovazione sul tema dell`ambiente. Serve un passo in più rispetto alla chiusura del centro. L`ambiente deve diventare un punto forte della politica industriale».
Il candidato sindaco di questo patto va pescato nella società civile?
«Può essere una figura che viene dalla politica quanto qualcuno che arriva dalla società civile, se il programma c`è ed è condiviso dai torinesi. Abbiamo bisogno di figure pronte a mettersi in gioco nel progettare insieme la Torino del 2030, senza che però questo comporti l`iscrizione immediata al totosindaco. È successo con il rettore Guido Saracco, che ha voluto dare ur contributo sul futuro della città ed è stato tirato subito in ballo come candidato».


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