L`invito che il tesoriere del Pd Luigi Zanda rivolge a Luca Lotti, seppure con l`accortezza e il garbo di chi ha imparato a fare politica all`ombra delle massime istituzioni del Paese, è quello di predisporsi a congelare la sua posizione nel partito: «Io non giudico nessuno – scandisce il senatore dem – ma Luca Lotti ora valuti attentamente se è il caso di lasciare il Pd finché non sarà chiarita la sua posizione…». Una convinzione, quella di Zanda, cementata da una considerazione sopra le altre: «La cosa che mi colpisce di più è l`impatto costituzionale che questa vicenda può avere sul Csm. E una cosa seria. Uomini delle istituzioni devono avere rispetto per l`autorità istituzionale…».
Cosa si aspetta la dirigenza del Pd dal deputato Lotti?
«Nella giornata di oggi (ieri,ndr) c`è stato un salto per quanto riguarda la gravità di giudizio su questa vicenda. Mi riferisco alle parole del procuratore generale Fuzio il massimo rappresentante dell`accusa – riguardo la volontà di “un imputato che ha influenzato la scelta del procuratore” che sostiene l`accusa contro di lui. Ecco, io non sono un giudice ma, se fossi Luca Lotti, rifletterei molto attentamente sulle parole del procuratore generale».
Riflettere fino a trarre quali conseguenze?
«Mi porrei il problema se, in coscienza, sia il caso di lasciare il Pd finché non sarà tutto chiarito».
Sta chiedendo a Lotti di autosospendersi dal Pd?
«Queste sono decisioni che riguardano la persona».
Luca Lotti e Cosimo Ferri, due parlamentari di rango che, quantomeno, hanno intavolato con alcuni togati del Csm una trattativa per la nomina del procuratore di Roma. Qualcuno era al corrente ai piani alti del Pd?
«Sono due parlamentari del Pd che hanno una loro vita privata e che autonomamente prendono iniziative. Se si sono occupati di nomine con alcuni togati del Csm, non hanno certo chiesto l`autorizzazione al Pd. Tra l`altro, non hanno ruolo o incarico per le questioni dello Stato e per quelle legate alla giustizia».
Lotti sostiene che «non c`è alcun collegamento tra la nomina del procuratore» e il suo «procedimento». Ferri, che da togato è stato un importante capo corrente della magistratura, ha scelto una posizione più defilata.
«Lotti, che è un dirigente di rilievo del Pd, deve riflettere attentamente sui prossimi passi da compiere. Ferri non è neanche iscritto al Pd: può fare quello che vuole, casomai valutare la sua posizione in commissione Giustizia».
Il vice presidente del Csm, David Ermini, che da deputato e da responsabile giustizia del Pd era vicino a Matteo Renzi, una volta eletto dal Parlamento a Palazzo dei Marescialli avrebbe finito per «deludere» i renziani come Lotti. Che idea si è fatto quando ha letto che Lotti diceva di Ermini: «Dobbiamo dargli un segnale forte»?
«Dalle intercettazioni emergerebbe il modo sguaiato in cui alcuni magistrati e Lotti si riferiscono a Ermini. Forse proprio perché il vicepresidente Ermini sta facendo il suo dovere con rigore. E, cosa rara nel nostro Paese, lo sta facendo con molta modestia senza alcuna promozione mediatica della sua persona».
Come in passato, quando magistrati e politici creano un cortocircuito con risvolti penali, è partita la corsa per attirare nella bufera anche gli uffici del Quirinale.
«Sono episodi squallidi che contribuiscono a far emergere il profilo di un gruppo di persone molto disinvolte. Io mi auguro che il dottor Erbani (consigliere giuridico del presidente della Repubblica, ndr) denunci per calunnia chi lo ha diffamato».
Qual è l`effetto collaterale di questa inchiesta? Il partito trasversale della separazione delle carriere tra giudici e pm ora è più forte?
«Dobbiamo stare molto attenti perché qui si rischia di mettere in gioco il ruolo costituzionale del Csm e l`autonomia della magistratura. Non venga in mente a nessuno di strumentalizzare un`inchiesta per provare a minare l`autonomia e l`indipendenza della magistratura. Perché l`opposizione del Pd raggiungerebbe
un livello inusitato».


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