«Negli ultimi mesi c`è stato un eccesso di polemiche. Ma la direzione del Pd ha fatto una scelta strategica. Per la prossima campagna elettorale, per la prossima legislatura. E, in qualche modo, anche per il futuro dell`Italia». Luigi Zanda, capogruppo dei senatori del Pd, è soddisfatto per la svolta di Matteo Renzi. Da tempo chiedeva un`accelerazione sulle alleanze e le parole del segretario lo hanno confortato.
Scelta strategica, dice.
«Sì: l`apertura senza condizioni à un`alleanza di centrosinistra quanto più vasta possibile significa far nascere l`unico vero possibile argine sia alla destra di Salvini, alleato con la Le Pen, sia al Grillo antisistema, alleato con i sostenitori della Brexit. Con la sua relazione, Renzi ha posto il Pd al centro di un`alleanza di centrosinistra nella quale tutti gli alleati dovranno avere pari dignità».
Non è tardiva questa apertura dopo settimane di veti e provocazioni.
«C`è stato un eccesso di polemiche e, da qualche parte, continua a esserci. L`offerta del Pd è l`unica chance contro l’ingovernabilità, contro il ritorno
delle destre e dei populismi: è dovere delle donne e degli uomini democratici di centrosinistra ricostruire l`unità».
Le reazioni, a cominciare da Bersani, sono negative.
«Il mio augurio è che Bersani e altre personalità della sinistra, alle quali sono legato da stima e amicizia, riflettano. Piero Fassino troverà i tanti punti da cui si può ripartire per realizzare la coalizione».
La scissione porta un inevitabile carico di risentimenti.
«La parola scissione non è nel mio vocabolario. Ma penso che oggi quei dissensi messi in secondo piano rispetto all`obiettivo di un fronte unito. Il nostro appello all`unità va ben al di là della creazione di un cartello elettorale: è rivolto a forze politiche con tradizioni culturali e politiche che tra loro si intrecciano da decenni, che credono nell`Europa, vogliono lo sviluppo e l`innovazione del Paese, lottano contro le disuguaglianze, per la tutela dei più deboli e la promozione dei diritti civili».
La sinistra chiede ius soli e testamento biologico oltre a un ripensamento, se non proprio un`abiura, di Jobs act e Buona scuola.
«E come se il Pd chiedesse a Mdp di abiurare alle ragioni della scissione. Non si possono trattare questioni politiche complesse con veti ideologici».
E lo ius soli?
«Deciderà il premier. Io sono a favore della fiducia: se si dovessero esaminare le migliaia di emendamenti in campo servirebbero sei mesi».
Renzi ha abbandonato il tema dei vitalizi e delle banche.
«Le priorità alla direzione erano altre. Sulle banche ho più volte ricordato ì rischi delle commissioni d`inchiesta durante la campagna elettorale. Ma ormai c`è, lasciamola lavorare».
Secondo alcuni la premiership di Renzi è un ostacolo.
«Che il candidato premier del Pd sia il suo segretario è fuori discussione, lo dice il nostro Statuto. Solo il segretario può decidere diversamente. Ma oggi questa discussione è fuori luogo. Aspettiamo le elezioni, vediamo i risultati, ascoltiamo con rispetto il presidente della Repubblica. Dopo capiremo il da farsi».
Le posizioni contro il Pd dei presidenti di Camera e Senato sono compatibili con il loro ruolo istituzionale?
«Io mi sarei comportato diversamente».


Ne Parlano