«Le scissioni sono totalmente fuori dal mio modo di fare politica e di stare in un partito. Per me l’unità del Pd è stata da sempre una priorità assoluta, non per una questione sentimentale ma per una grande necessità politica, soprattutto per il centrosinistra. Da sempre il centrosinistra fatica a essere maggioranza nel Paese, perché è ammalato di divisioni interne e, conseguentemente, di dispersione di voti». Così il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, in un’intervista rilasciata a Il Messaggero. E aggiunge: «Per come concepisco la politica, la responsabilità è sempre di chi se ne va via. Soprattutto se lo fa in modo organizzato: un conto è uscire da un partito, un altro è uscirne e formare subito un altro soggetto politico affollando un’area dove sono già presenti quattro partiti di sinistra, come giustamente dice Veltroni». E ancora: «E’ difficile immaginare che si possa uscire da un partito per poi cercare di allearsi con esso. In più ho l’impressione che questa scissione possa produrre conseguenze molto serie, anche al di là di quelle che sono le intenzioni degli scissionisti. Intanto – continua il presidente del Pd al Senato – la scissione può offrire chance di primato a una destra che certamente cercherà di unificarsi. Oppure ai grillini. Poi indebolisce oggettivamente il governo. Non tanto per i voti di fiducia: penso che gli scissionisti la voteranno. Però, accentueranno le prese di distanza su provvedimenti ed emendamenti per mancare la propria identità. E crescerà di conseguenza la possibilità di incidenti parlamentari. Ma c’è di più”.
«In Senato per far ballare la maggioranza bastano pochi voti. Il di più cui accennavo è un altro: la scissione indebolisce e danneggia l’Italia in Europa. Per l’Unione e per le cancellerie europee la stabilità politica è più importante perfino del Pil e del debito. Ed è indubbio che la scissione rende meno stabile il Paese». Zanda afferma quindi di “vedere il pericolo dell’incidente parlamentare. Non basta auto-proclamarsi forza di governo. Bisogna esserlo nella realtà».


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