Liguria simbolo cambiamenti climatici
Intervento svolto in Aula il 21 gennaio 2014

Signor Presidente, colleghi senatori,
mi perdonerete se per l’ennesima volta faccio eco in quest’Aula al disperato grido di dolore che giunge dalla mia terra, la Liguria, ancora una volta ferita da eventi meteorologici straordinari, che ormai da tanti, troppi anni, la flagellano. Non c’è, aimè, angolo di questo meraviglioso territorio, prezioso e nello stesso tempo fragile, che non abbia subito danni. Siano bombe d’acqua o ininterrotte piogge, determinano ancora una volta perdite di vite umane, frane, smottamenti allagamenti e anche la modificazione della tradizionale morfologia del suo territorio. Gli ultimi dati ci dicono che sono state oltre 150 le frane che hanno interrotto diverse linee ferroviarie e stradali causando l’isolamento di diversi centri abitati e che oltre 200 sono state le persone evacuate, con una stima approssimativa dei danni pari a 100 mln di euro.
E questo mio intervento di oggi è innanzitutto a sostegno della richiesta fatta dalla Regione Liguria al Governo affinché si riconosca, al più presto, lo stato di emergenza nazionale così come per l’Emilia e la Toscana, in maniera tale da permettere alla protezione civile e ai Comuni di riportare in breve tempo la situazione alla normalità.
Questa regione è diventata, suo malgrado, una vera e propria cartina di tornasole, perché quello che più volte l’anno succede qui avviene, anche se non con la stessa frequenza, in quasi tutto il paese. Le cause di tutto ciò le ho più volte spiegate, anche in quest’Aula, e sono conosciute ai più. E’ chiaro ormai che il mutamento climatico non è più una previsione futura ma è un dato di fatto. Ed esso ha modificato quello che una volta veniva chiamato, con orgoglio e con sentimento distintivo, il clima mediterraneo. Quel clima mediterraneo tratto caratteristico del nostro paese: con l’alternarsi armonico delle stagioni, delle temperature, della pioggia e del sole.
I mutamenti climatici insieme alla cementificazione incontrollata; all’abbandono del territorio; alla mancata cura dei versanti sono le principali cause del dissesto idrogeologico dell’Italia.
Quante vittime contiamo anche quest’anno??!! L’immagine del treno sospeso sul mare poteva diventare l’emblema dell’ennesima tragedia, per fortuna così non è stato, ma quel terrazzo sospeso sulla linea ferroviaria forse non avrebbe dovuto esserci.
Quante volte colleghi senatori, di maggioranza e di opposizione, sapendo quale fosse il mio impegno contro il dissesto idrogeologico singolarmente mi avete chiesto di intervenire per questo o quel territorio, ma un’assunzione collettiva di responsabilità, un impegno che andasse oltre alle mozioni – che anche in questa aula sono state approvate – non l’abbiamo mai preso.
Credo che sia giunto il momento. E’ ora di smettere con la richiesta di risorse per interventi una tantum, è giunto ormai tempo di passare dall’approccio della sola risposta all’emergenza a quello della pianificazione e della programmazione di politiche di prevenzione nella gestione del territorio, attraverso l’individuazione sistemica delle problematiche.
Prevenzione è questa la parola che deve entrare nelle nostre teste e tradursi finalmente in atti concreti. Noi abbiamo il dovere e il compito di porre un argine a tutto questo. Su di noi cadrà la responsabilità se rimaniamo inerti. Abbiamo votato e discusso mozioni e il governo ha decretato provvedimenti di settore importanti.
A noi adesso spetta il compito di costruire un impianto legislativo quadro che intervenga nei settori che devono essere oggetto di effettivo dialogo e di effettive politiche di sostegno e che preveda, tra l’altro:
– a dare esecuzione immediata al piano straordinario per la difesa del suolo che aveva messo in campo sino a 2,5 miliardi di euro fra fondi statali e cofinanziamenti regionali e a studiare ipotesi per l’accesso ai Fondi europei;
– l’istituzione di un Fondo nazionale per la difesa del suolo coinvolgendo anche la Cassa depositi e prestiti;
– il superamento dell’attuale situazione di frammentazione delle politiche di tutela del territorio, non solo attraverso la semplificazione della governance ma coinvolgendo maggiormente enti locali, province e regioni per l’individuazione, la programmazione e l’attuazione degli interventi;
– a prevedere il coinvolgimento di giovani, lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali e associazioni e cooperative sociali operanti nelle carceri e nei CARA da utilizzare per la capillare manutenzione di aree verdi, boschive e fluviali.
Il Partito democratico chiede che questo deve essere inserito nei punti fondamentali del patto di coalizione che il governo in queste ore sta predisponendo. Quando si affrontano questi argomenti si rischia sempre di cadere vittima della retorica, ma vi assicuro che non è questo il caso. Dobbiamo smetterla di nasconderci sempre dietro la formula magica della mancanza di risorse, siamo stati spesso testimoni del fatto che quando esiste una volontà politica si riescono a raggiungere importanti risultati.
Facciamolo, facciamolo adesso questo sforzo per fornire agli italiani un quadro di riferimento certo.
Siccome, a quanto pare, come Senato dovremmo essere prossimi ad una ridefinizione – in tutti i sensi – di ruolo e di funzioni, sarebbe bello che da questa Aula uscisse un provvedimento che sia anche un atto di amore e di cura per il nostro Paese. Sarebbe un gesto generoso e lungimirante che indurrebbe a pensare a questo consesso e ai suoi onorevoli rappresentanti forse in maniera diversa, tentando di far percepire con autorevolezza l’utilità del servizio che abbiamo reso e che ancora vogliamo rendere all’Italia e a tutti gli Italiani. 


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