Il Senato,
premesso che:

il 17 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri, in coerenza con la risoluzione sulla lotta contro l’antisemitismo adottata dal Parlamento europeo il 1° giugno 2017 e con le conclusioni del Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2018, ha accolto la definizione di antisemitismo formulata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA – International Holocaust Remembrance Alliance): “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto”;

la citata risoluzione del Parlamento europeo invitava gli Stati membri e le istituzioni ed agenzie dell’Unione europea ad adottare e applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), al fine di sostenere le autorità giudiziarie e di contrasto nei loro sforzi volti a identificare e perseguire con maggiore efficienza ed efficacia le aggressioni antisemite sottolineando come l’incitamento all’odio e ogni forma di violenza contro i cittadini europei di religione ebraica siano “incompatibili con i valori dell’Unione europea”. Invitava, inoltre, gli Stati membri a nominare coordinatori nazionali per la lotta contro l’antisemitismo;

il 27 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri, in occasione della Giornata della Memoria, ha ribadito l’impegno a promuovere e a rafforzare la memoria dell’Olocausto e a contrastare l’antisemitismo in tutte le sue forme. A tale scopo il Governo, si legge nel comunicato del 27 gennaio scorso, “fa riferimento al documento IHRA sull’antisemitismo, di cui si è già approvata la definizione, quale punto di partenza per un percorso di ricognizione delle espressioni e delle condotte di antisemitismo, che ha chiesto di avviare alla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, professoressa Milena Santerini”;

la celebrazione del “Giorno della memoria”, in occasione della ricorrenza della data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz nel 1945, il 27 gennaio, in Italia è stata istituita con la legge 20 luglio 2000, n. 211, contribuendo in questo modo alla promozione di una serie di iniziative al livello delle istituzioni regionali e locali, che nel corso degli anni si è consolidata, grazie al supporto di Regioni e Comuni;

premesso, inoltre, che:

secondo il Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes presentato il 30 gennaio 2020, nel nostro Paese è aumentato il negazionismo: per un italiano su sei (pari al 15,5 per cento della popolazione) la “Shoah” non è mai esistita, mentre per un altro 16,1 per cento non è stata un fenomeno importante;

si tratta di un dato molto inquietante, considerato che nel 2004 la percentuale degli italiani negazionisti era pari al 2,7 per cento;

secondo il Rapporto Eurispes, per la maggioranza degli italiani i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati e non sono indicativi di un aumento del fenomeno nel nostro Paese (61,7 per cento). Il 60,6 per cento degli italiani ritiene che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo, per il 47,5 per cento gli atti di antisemitismo sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno, mentre per il 37,2 per cento sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo;

nel Rapporto della SWG “Gli italiani e il «Giorno della Memoria» L’evoluzione della percezione tra il 2014 e il 2020”, presentato il 27 gennaio, si evidenzia come la seconda metà del 2019 si sia caratterizzata per due fenomeni significativi che hanno riguardato i temi dell’antisemitismo e della memoria dell’Olocausto: una crescita dei fenomeni di intolleranza e di negazionismo che ha portato il Governo ad istituire la figura del coordinatore per la lotta all’antisemitismo e il dibattito politico, che ha gravitato attorno alla figura della senatrice Liliana Segre. A fronte dell’aumento di questi fenomeni, il Rapporto ha evidenziato come “il «Giorno della Memoria» sia interpretato molto più che in passato come un simbolo vivo, utile non solo per non dimenticare, ma ancor più per agire nel presente, contrastando nel qui ed ora un ritorno di atteggiamenti antisemiti e più in generale di chiusura ed esclusione (…). Il «Giorno della Memoria» sembra quindi fungere da antidoto che la sensibilità collettiva riattiva nel momento in cui ha la percezione di un ritorno di modelli di pensiero attorno ai quali il giudizio prevalente rimane negativo e la paura di una loro nuova affermazione rimane forte”;

considerato che:

il ruolo dell’educazione, della formazione e dell’istruzione è prioritario nell’insegnamento di cosa sia l’antisemitismo e di cosa sia stato l’Olocausto: solo riconoscendo le tracce dell’odio, dell’ignoranza e dell’indifferenza presenti purtroppo ancora nella realtà odierna, sarà possibile rendere consapevoli i giovani e le nuove generazioni del fenomeno dell’antisemitismo e dare loro gli strumenti per contrastarlo;

rivolgendosi meno di due mesi fa al presidente pro tempore della Conferenza dei rettori delle università italiane, Gaetano Manfredi, oggi Ministro dell’università e della ricerca, Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, scriveva: “Se desideriamo investire sulle giovani generazioni riteniamo che un contesto universitario debba adottare programmi, iniziative e un codice di condotta per orientare la conoscenza e formare persone affinché domani sappiano partecipare alla vita civile di questo Paese, affermando i principi costituzionali e comprendendo che le libertà di cui oggi beneficiano sono state la ragione di lotta al nazifascismo, vissuto amaramente da altri, giovani come loro”;

sono molte le iniziative che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha organizzato in questi anni in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico nei campi nazisti;

ogni anno il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, in collaborazione con l’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI), organizza il viaggio della Memoria per commemorare l’anniversario della Liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau. L’idea del treno della Memoria è nata nel 2004 per non dimenticare e per testimoniare;

Regioni e Comuni hanno aderito secondo diverse modalità alle iniziative legate ai “viaggi della Memoria”;

il Protocollo di cooperazione tra Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e UCEI sui temi della memoria è stato recentemente esteso anche alla magistratura (CSM e ANM) per integrare nella didattica altresì il concetto di legalità;

inoltre, per supportare i docenti nello studio e soprattutto nell’insegnamento di una tematica complessa e delicata come la Shoah, con il supporto degli esperti della Delegazione italiana presso l’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), il Ministero ha emanato per gli Uffici Scolastici Regionali e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado le “Linee guida nazionali per una didattica della Shoah a scuola”, finalizzate a fornire agli insegnanti un utile strumento informativo e di orientamento per affrontare la materia con correttezza storica ed efficacia didattica;

con l’intento, poi, di fornire ai docenti, ai formatori e agli studenti uno strumento utile di informazione e formazione in merito alla tematica della Shoah, il Ministero, in collaborazione con l’UCEI, ha realizzato il portale “Scuola e Memoria” per sensibilizzare gli studenti e gli insegnanti sul tema della Shoah, dell’antisemitismo, dell’indifferenza nei confronti delle discriminazioni attraverso la fruizione di testi, percorsi e modalità pedagogiche che trattano la Shoah, le leggi razziali e l’antisemitismo;

si tratta di iniziative fondamentali, ma non ancora sufficienti considerato che secondo il sito “Skuola.net”, che ha svolto un’indagine che ha coinvolto più di 3.000 studenti, uno studente su dieci sostiene che non sia così importante continuare a ricordare;

le percentuali sulla non conoscenza dei fatti storici da parte degli studenti intervistati destano forte preoccupazione, ma, se è vero che solo il sapere può rendere consapevoli, è anche vero che occorre interrogarsi su quali siano stati i meccanismi che hanno portato alla Shoah e se esiste la possibilità che possano ripetersi;

a tale proposito, il 17 gennaio scorso, in occasione dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri della citata definizione di antisemitismo, la professoressa Milena Santerini ha ricordato come con il passare del tempo sia cambiata la percezione della memoria e come occorra sempre ricordare le parole di Primo Levi “è accaduto, potrebbe accadere”. Da ciò l’importanza di cercare di capire i meccanismi che hanno “provocato un’esclusione morale di una parte dell’umanità”;

all’importanza della memoria, testimoniata dalle parole di Primo Levi, “l’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”, deve accompagnarsi il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. A tal fine, il 30 ottobre 2019, è stata istituita un’apposita Commissione dall’Assemblea del Senato a seguito dell’approvazione di una mozione a prima firma della senatrice Segre (1-00136);

la citata mozione ricorda come negli ultimi anni si stia assistendo “ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo, che pervadono la scena pubblica accompagnandosi sia con atti e manifestazioni di esplicito odio e persecuzione contro singoli e intere comunità, sia con una capillare diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web. Parole, atti, gesti e comportamenti offensivi e di disprezzo di persone o di gruppi assumono la forma di un incitamento all’odio, in particolare verso le minoranze; essi, anche se non sempre sono perseguibili sul piano penale, comunque costituiscono un pericolo per la democrazia e la convivenza civile”;

nella relazione annuale del 2018 a cura dell’Osservatorio antisemitismo del CDEC si sottolinea come il numero effettivo degli episodi di antisemitismo sia superiore rispetto a quello registrato, poiché la denuncia o la visibilità degli episodi varia da categoria a categoria ed è più facile avere notizia degli atti più gravi mentre le offese verbali o scritte vengono più raramente denunciate. Inoltre, si legge nella relazione, “le specificità della comunicazione su Internet (anonimato, reciprocità, partecipazione, condivisione, velocità, accesso libero, multimodalità) e la crescente rilevanza dei social media come fonte d’informazione, hanno prodotto una crescente diffusione dell’antisemitismo. La digitalizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione permette all’antisemitismo 2.0 di riprodursi in modo rapido e multimediale. La reiterazione di stereotipi giudeofobici e di teorie cospirative si evidenzia quotidianamente in migliaia di esempi su Internet”;

è importante capire come il web abbia permesso “la formazione di una cultura dove l’antisemitismo assume accettabilità sociale, particolarmente tra i giovani.” In tale ambiente, la promozione delle teorie cospirative, la demonizzazione degli ebrei/sionisti e dello stato ebraico, e l’uso degli ebrei/sionisti come capro espiatorio diventano norma e possono quindi condurre ad una violenza reale contro gli ebrei. Il tentativo concertato di legittimare l’antisemitismo (punto chiave dell’antisemitismo 2.0) colpisce le difese che la società ha eretto contro il razzismo;

considerato, altresì, che:

il documento dell’IHRA fa riferimento in modo preciso, nelle esemplificazioni di comportamenti che costituiscono atti di antisemitismo, a una serie di situazioni tra cui il negazionismo e la banalizzazione della Shoah;

il fenomeno dell’odio antisemita e la didattica della Shoah vanno affrontati con un approccio che tenga conto della complessità del fenomeno, che non sia focalizzato su una singola iniziativa, per quanto importante;

fondamentale e non più procrastinabile è la verifica del quadro normativo in materia di negazionismo, di apologia del fascismo, di requisiti e prove per la benemerenza da parte dei perseguitati del regime nazifascista e dei reati commessi con l’aggravante dell’odio razziale,

impegna il Governo:

1) a sostenere, anche mediante assegnazione di risorse, le istituzioni e i luoghi dedicati alla memoria, nel loro compito di conservazione e trasmissione del ricordo, al fine di prevenire e contrastare i fenomeni di antisemitismo;

2) a sostenere e promuovere la digitalizzazione degli archivi contenenti i documenti originali relativi alle leggi razziali, alla discriminazione e alla deportazione e la mappatura di tutti i campi di prigionia e sterminio in Italia;

3) a elaborare e aggiornare, di concerto con la coordinatrice per la lotta contro l’antisemitismo e con le società scientifiche degli storici, linee guida per le scuole di ogni ordine e grado e le università sui contenuti e i percorsi educativi specificatamente dedicati all’antisemitismo e alla memoria della Shoah, al fine di integrare i corsi di studio universitari e l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado;

4) ad adottare le iniziative necessarie affinché le università inseriscano la lotta all’antisemitismo negli obiettivi della cosiddetta terza missione, da realizzare in modo interdisciplinare;

5) a promuovere, di concerto con la coordinatrice per la lotta contro l’antisemitismo, le iniziative legate alla lotta all’antisemitismo, anche attraverso il coinvolgimento di tutte le istituzioni territoriali, a livello regionale, provinciale e comunale, in modo che sulle stesse iniziative possano instaurarsi forme di coordinamento utili alla moltiplicazione della diffusione dei loro contenuti;

6) a continuare a promuovere e sostenere, anche mediante assegnazione di risorse, i viaggi della memoria.


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