Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Al Ministro per gli affari europei

Premesso che:

il primo ministro ungherese Viktor Orban, con legge fatta approvare il 30 marzo scorso dalla amplissima maggioranza filogovernativa che compone il Parlamento magiaro (137 voti a favore, 53 contrari), ha istituito nel Paese lo stato di emergenza, comprimendo garanzie fondamentali dello stato di diritto e della democrazia parlamentare; lo stato di emergenza, pur avendo avuto quale giustificazione a fondamento il contrasto alla diffusione del Covid-19, risulta infatti privo di limiti temporali (articolo 3, comma 1), viene di fatto impedito qualsiasi efficace controllo parlamentare, già estremamente difficile in una Camera con tale schiacciante maggioranza a sostegno del Governo; è prevista una possibilità di revoca del tutto ipotetica (comma 2 del medesimo articolo) nonché doveri minimi di informazione ai capigruppo e al Presidente della Camera (articolo 4);

a tali anomalie al normale funzionamento democratico delle istituzioni, si aggiungono, ancora più gravi, ulteriori norme che vanno nella direzione di comprimere diritti fondamentali, ben oltre quanto accettabile in periodo di emergenza quale quello che stiamo attraversando, come la previsione contenuta nell’articolo 10 della legge, che novella il codice penale introducendovi, in via permanente, due nuovi articoli che, sulla base di due fattispecie genericissime – «falsa rappresentazione di un fatto connesso ad una minaccia pubblica» e, ancor più, «falsa rappresentazione di un fatto» o dichiarazione di «falso al pubblico in modo da ostacolare o intralciare l’efficacia delle misure adottate» – prevedono pesanti sanzioni (da 3 a 5 e da 3 a 8 anni di carcere) per chi diffonde notizie false oppure tali da ostacolare la difesa dalla pandemia, e per chi ostruisce l’applicazione di misure eccezionali;

la legge che ha introdotto in Ungheria lo stato di emergenza viene a inserirsi nella serie di gravi e preoccupanti innovazioni istituzionali, a partire dal nuovo testo costituzionale del 2011, esplicitamente rivendicate dal Primo Ministro come segno di una complessiva rottura rispetto alle democrazie liberali, che via via hanno compresso nel Paese garanzie democratiche, libertà individuali, libertà d’informazione, indipendenza delle istituzioni e della magistratura, e sulle quali più volte sono intervenuti i giudizi radicalmente critici del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo, in ultimo con la Risoluzione approvata il 12 settembre 2018, che valutava tali modifiche quali “minaccia sistemica” per i valori fondanti dell’Unione europea e un evidente rischio di violazione grave di tali valori;

sarebbe dunque essenziale che l’Unione europea, proprio in questo difficile momento della sua esistenza, non tacesse di fronte alla deriva autoritaria sempre più marcata in Ungheria, che si configura altresì come una violazione inaccettabile dei diritti democratici e dei valori fondanti l’Unione stessa; per queste ragioni, si ritiene che non esista più alcun motivo valido per cui il Consiglio non debba constatare, a norma dell’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea, l’esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte dell’Ungheria dei valori su cui si fonda l’Unione procedendo alle raccomandazioni conseguenti e, in caso di persistenza, alle necessarie sanzioni;

si chiede di sapere:

quali urgenti iniziative a livello europeo il Governo intenda assumere per contrastare la contrastare la deriva antidemocratica ed autoritaria che l’Ungheria sta subendo, ed in particolare, se il Governo italiano intenda promuovere, assieme a quelli di altri Stati membri, la proposta motivata di cui all’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea;

in caso di difficoltà a giungere a tali esiti, se e quali iniziative alternative efficaci e tempestive intenda predisporre al fine di sancire l’incompatibilità della progressiva costruzione di una democrazia illiberale con i valori di cui all’articolo 2 del medesimo Trattato sull’Unione europea.

Pittella
Alfieri


Ne Parlano