“Sono assolutamente convinta che la discussione del pdl Zan, ora alla Camera, sia un’occasione da non perdere per approvare finalmente una legge che contrasti l’omotransfobia e che dobbiamo lavorare uniti per questo obiettivo. Ma credo che meriti un ulteriore approfondimento il dibattito aperto da una parte del movimento delle donne sui rischi insiti nel provvedimento, cosi come oggi è delineato. Faccio dunque una proposta: si può tornare all’origine ed evitare di citare le donne in questa legge dedicata ai diritti delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali? Il dibattito parlamentare lo consente ancora: sarebbe il percorso più lineare e spedito per raggiungere un risultato sacrosanto”. Lo scrive sull’Huffingtonpost la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio.

“Non possiamo rischiare di confondere nel contenitore ‘dell’identità di genere’ – spiega Valente – la differenza di genere uomo-donna. L’affermazione della potenza del corpo femminile capace di procreare e del valore politico, pubblico e quindi sociale della maternità è stato il frutto dell’elaborazione femminista e oggetto di battaglie ancora in corso per il riconoscimento pieno della differenza di genere quale ricchezza e non debolezza. La discriminazione e la violenza contro le donne hanno origini e presupposti diversi dall’omotransofobia: si basano su un’idea di possesso dell’uomo sulla donna, un’idea di proprietà e di controllo, attraverso il corpo femminile, della funzione riproduttiva, propri di una società di tipo patriarcale. Come potremmo fare politiche antiviolenza senza nominare le donne e il loro corpo? Inoltre esistono già tutte le leggi necessarie per combattere discriminazioni e violenze contro le donne. Nessuno vuole fare da sponda all’opposizione delle forze più conservatrici verso una legge che ci vuole e che deve essere approvata ora. Il risultato è a portata di mano – conclude Valente – apriamoci al confronto vero e proviamo tutte e tutti insieme a legiferare in maniera chiara, senza inutili e ridondanti sovrapposizioni”.


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