“E’ davvero preoccupante e pericoloso come precedente lo sconto di pena, stabilito dalla Corte di Appello di Milano, nei confronti di un marito condannato per aver sequestrato, picchiato e abusato di sua moglie, sulla base del giudizio costruito anche in considerazione della condotta ‘troppo disinvolta’ di lei, del degrado famigliare e della relazione tra i due. Ancora una volta la donna vittima si trasforma in soggetto imputato, ancora una volta agiscono pregiudizi e stereotipi culturali anche in un’aula di Tribunale, e questo è inaccettabile”. Lo dice la senatrice Valeria Valente, in nome di tutta la Commissione di inchiesta sul Femminicidio, che presiede.

“Ciò che emerge chiaramente – prosegue Valente – è la difficoltà di applicare in pieno la Convenzione di Istanbul. Agli operatori di giustizia rischia ancora di mancare la specializzazione necessaria per leggere la violenza in maniera corretta. Chiederemo gli atti e approfondiremo il caso. Non può essere il contesto di degrado o le presunte relazioni della vittima con altri uomini a giustificare una violenza sessuale aggravata dal sequestro. E’ proprio per questo che, come Commissione di inchiesta sul Femminicidio, stiamo indagando sulla percezione della violenza da parte degli operatori giudiziari. La formazione, lo sappiamo, è fondamentale per riconoscere i reati, evitare di stigmatizzare le vittime e di cadere in pregiudizi. La violenza sessuale non può avere scusanti o giustificazioni”.


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