Ma quale maggioranza allargata. Mica Verdini e il suo gruppo hanno votato la fiducia al governo…». Giorgio Tonini, che ieri è stato confermato presidente della commissione Bilancio del Senato, dice di non sopportare
una certa ipocrisia di chi mette in discussione la coesione del Pd e poi si scandalizza se Verdini si aggiunge occasionalmente alla maggioranza, come ha fatto per la riforma costituzionale.
Senatore, è rassegnato a doversi «affiliare», anche elettoralmente, a questo altro pezzo di centrodestra?
«Intanto vorrei ricordare che il Pd già governa con un partito che si chiama Nuovo Centrodestra. Che il governo precedente, quello di Letta, è nato con i voti del Pdl. Vogliamo farcene una ragione del fatto che al Senato non abbiamo la maggioranza senza quel pezzo di centrodestra che non ha seguito Berlusconi all`opposizione?».
I suoi amici della sinistra Dem sentono «puzza» di massoneria e di Partito della Nazione. E poi i
guai giudiziari di Verdini…

«Di questo non so nulla. Chi sa dica e poi c`è la magistratura che se ne occupa. Io faccio una ragionamento politico e realista. Non stiamo snaturando il Pd. Abbiamo dato a Verdini solo tre vicepresidenze di
commissione, come spetta a tutte le opposizioni. Ma siccome le varie opposizioni dicevano che a Verdini non toccava nulla, lui si è rivolto a noi. Ma questo che c`entra con il Partito della Nazione».
Si comincia con il fidanzarsi e poi ci si sposa.
«Noi abbiamo voluto l`Italicum e il premio di maggioranza al partito per evitare le ammucchiate. E non voglia-
mo cambiare idea. Mi fa sorridere chi, dentro e fuori il partito, ci critica perchè accettiamo i voti di Verdini, paventando alleanze con Ncd e Ala, ma sono gli stessi che voglio cambiare l`Italicum per avere in futuro di governi di coalizioni».
Verdini ha detto che anche con il premio di maggioranza Renzi avrà bisogno di lui nella futura Camera dove ci saranno sempre una trentina di Dem anti-Renzi.
«La soluzione per evitare questa evenienza c`é: si chiama coesione interna. Non voglio un partito monolitico ma un metodo di convivenza e di scelta, ricorrendo alla disciplina democratica. Una scelta fatta sulla base di un voto a maggioranza deve impegnare tutti se vogliamo veramente evitare che il trasformismo rientri sempre dalla finestra».


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